La Cappelleria Angori a Foiano della Chiana

Delle foto ingiallite riportano indietro nel tempo, esattamente all’anno in cui i bersaglieri guidati dal generale Raffaele Cadorna entrano a Roma per togliere quello scherzo della storia dalle cartine e restituire quell’Unità che tanto anche Alessandro Manzoni desiderava: “Noi siamo da secoli calpesti e derisi, perché non siamo popolo, perché siam divisi”.
Nel 1870 (in via Ricasoli a Foiano della Chiana) apriva la cappelleria Angoni e la signora Elena è la quinta generazione di una famiglia che accoglie, consiglia e rende le teste più nobili e anche quelle più dure, eleganti e protette dalle intemperie.
Quello dei cappelli è un mondo affascinante sia per la foggia, sia per la personalità di chi li indossa: c’è chi elegantemente si toglieva il cappello di fronte a una signora, chi, con il cappello in mano assisteva al passaggio o al rimprovero del padrone o dell’autorità, chi se lo fabbricava con il giornale o con la carta del ballino di cemento, chi lo calzava per santificare la festa o la dignità di un giorno importante.
La signora Elena introduce a un mondo affascinante, a splendidi cappellini anni ’30, ad altri che fanno sentire il profumo del tè inglese e passeggiate nel bosco umido o nell’assolata campagna toscana fatta di paglia e di grano maturo, il Borsalino o il Panama candido, la classe e la finezza, il basco (che era il tipico copricapo della classe operaia) che può essere arrotolato, senza subire danni.

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