Carlo Vigni, mostra “Le fornaci della Creta”

Dice il botanico e saggista Stefano Mancuso che dalla finestra del suo ufficio vede un edificio in stato di abbandono.
A prima vista pare che la vita sia scorsa via da quelle stanze e invece la natura (lentamente), torna a impossessarsi del cemento e delle mattonelle inutili.
Uccelli e vento porteranno i primi semi, torneranno la vita e il verde, cespugli e frasche che finiranno per avvolgere l’inutile strage di suolo consumata dalla voracità dell’uomo.
Pare strano, ma quando un’officina, una fabbrica, un capannone in genere non servono più all’attività che li ha generati, spesso avviene l’abbandono dell’immobile a se stesso.
Parchi di archeologia industriale si potrebbero creare con queste macerie o, più propriamente, dovrebbe essere chiaro che il venire meno delle esigenze produttive di un impianto comporterebbe il ripristino dell’area a come era, prima che la collettività debba “beneficiare” delle spese per la dismissione.
Privatizzare i profitti e rendere pubblici i debiti o la demolizione di edifici abbandonati è una di quelle pratiche in uso che mai nessuna forza politica si è posta di cambiare e di inserire in un programma da presentare ai cittadini elettori.
Alle periferie estreme di comuni confinanti si mettevano discariche, aree industriali, attività produttive barcollanti.
Il gioco a tennis della pallina delle competenze fra amministrazioni poi è degno della Coppa Davis.
Museo del Paesaggio di Castelnuovo Berardenga fino al 7 gennaio 2024.

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