Edda di San Sano

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Il tempo, il sempre maledetto tempo che passa e si porta via le annate migliori.
Edda, un nome insolito, che da piccoli non si era mai sentito pronunciare, fin quando ci fù una meravigliosa vetrina (in legno di ciliegio) da restaurare e Beppe (il raffinato maestro falegname che l’aveva in cura) mostrò i primi segni del suo lavoro e offrì ai presenti un bicchierino del suo rinomato vinsanto, portato dalla moglie Edda.
Beppe ammaliava descrivendo i passi del restauro del mobile, come ammalia un restauratore di quadri e opere antiche e Edda non era da meno: al cospetto di un aspetto minuto, era dotata dell’energia di un vulcano, ma usata sempre in senso positivo.
Belle le chiacchierate negli anni e bello vedere come il vicinato della piccola comunità di San Sano si dedicasse a lei.
Chi con una scusa, chi con un tegamino di sugo appena fatto, erano modi per starle accanto, senza chiederle se avesse bisogno di qualcosa, ma in attesa di poterlo fare.
La mitezza delle persone legate alla terra, la bravura di riversare questa positività gioviale, giocosa – ma ferrea nei valori – a quanti (prima da Beppe, ora da Edda) hanno ricevuto il loro testimone dalla vita.

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