
Roma, Basilica di Sant’Agostino in Campo Marzio appena restaurata, con gli ultimi ponteggi che vengono smontati dopo anni di accurati lavori.
Entrando, subito a destra, nella Cappella dei signori Cavalletti, troneggia questa splendida opera di Michelangelo Merisi che nei primi anni del Seicento destò stupore e scandalo per i pellegrini (che si prostrano di fronte a una Madonna popolana con un bimbo in braccio) con i piedi nudi e con segni di poca lavanda.
L’estrema povertà delle persone al cospetto della Vergine e di lei stessa (solitamente riprodotta in trono e con abiti pregiati, Lena, diminutivo di Maddalena Antognetti, modella e musa del pittore, cortigiana di ricchi mercanti e anche cardinali) destò non puchi rumori fra magnati e tonache che predicavano bene ma, al solito, razzolavano male fra agi, cortigiane, possessi e poteri da inseguire, mentre il committente – il notaio bolognese Cavalletti – la prese bene.
Resta una meraviglia che ruba gli occhi e incanta lo sguardo, un manifesto laico che indica come gli ultimi saranno i primi a essere genuini e spontanei, i primi a corrompersi l’anima verso chi ha, invece di andare alla ricerca di un riscatto collettivo.
Tutto il Vangelo – secondo Ennio Flaiano – è basato sul calcolo delle probabilità! Chi ha fame sarà sfamato, gli ultimi saranno i primi, eccetera.