
Un articolo di una delle prime penne del Corriere della Sera, Gian Antonio Stella, sulle pagine culturali di alcuni giorni fa è uno struggente ricordo di un’amante per vocazione, di un lucido e arguto difensore del nostro patrimonio storico, artistico e soprattutto paesaggistico, dalle solite speculazioni immobiliari e dalle classiche colate di cemento.
All’interno dell’articolo si ripercorre la storia, le battaglie, le idee di un grande personaggio, le cui parole sono un monito e un avvertimento alla nostra avida incoscienza.
“Chiediamo perdono alla memoria dei Vandali, per l’opinione comune che li calunnia: Roma e l’Italia sono state distrutte dai romani e dagli italiani”.
“I Vandali che ci interessano, sono questi nostri contemporanei, divenuti legione dopo l’ultima guerra, i qualli per turpe avidità di denaro, per ignoranza, volgarità d’animo e semplice bestialità, vanno riducendo in polvere le testimonianze del nostro passato: proprietari e mercanti di terreni, speculatori di aree fabbricabili, imprese edilizie, società immobiliari industriali commerciali, privati affaristi chierici e laici, architetti e ingegneri senza dignità professionale, urbanisti sventratori, autorità statali e comunali non molto competenti”.