0 Responses to Gighen il gatto socialista craxiano sniffatore di lavanda

1. Laura ha detto:

   26 luglio 2014 alle 0:49

   Sarà anche un disonestissimo gatto socialista, però ha un gran bel musetto 🙂

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2. Andrea Pagliantini ha detto:

   26 luglio 2014 alle 10:11

   A noi italiani la storia e la memoria non insegnano mai niente.
   Ci infatuiamo a momenti ciclici (che poi accidenti a noi) durano più o meno un ventennio e poi passiamo anni a piangerci addosso e leccarci le ferite.
   Benito, i clercal bigotti annni ’50, Bettino, Silvio e Massimo, ora il Fonzarelli di Rignano sull’Arno…
   Mai fidarsi dei bei musetti, anche di questo gatto che è un socialista disonestissimo.

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3. silvana ha detto:

   26 luglio 2014 alle 10:56

   Gighen mi conferma che si può – di questi tempi – avere nostalgia di Craxi. Chi l’avrebbe mai detto?! Massì, Gighen lo sapeva benissimo … ah saggio gattone, molto più raccomandabile di certi micioni inquartati che – loro sì – ce lo metteranno lì, dove Gighen (giustamente) si tira indietro. Mica è scemo, lui!

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4. Fabiana De Pisis ha detto:

   26 luglio 2014 alle 15:00

   Sono arriavata a Vertine lunedi scorso e mi sono immediatamente innamorata di questo paesino arroccato sulla roccia.
   Ho notato la cura e l’incuria, ne ho sentito le storie con i meriti e demeriti dello stato delle cose.
   Della cura e del rispetto tutti mi parlavano di te per le cose che fai e riesci ad organizzare, per l’incuria, preferisco tacere per non dover tornare con il pensiero su delle persone veramente aride.
   Bel posto Vertine……. ci tornerò presto.

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5. mario ha detto:

   26 luglio 2014 alle 23:34

   Questi post sono fantasia e divertimento allo stato puro per chi li legge, ma non vuoi che qualcuno si senta solleticato sul vivo e ti auguri mille accidenti???

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6. Andrea Pagliantini ha detto:

   27 luglio 2014 alle 9:55

   @ Silvana

   no, nessuna nostalgia di Craxi, dei suoi modi di fare e del suo esercito di nani e ballerine.

   @ Fabiana

   non so se ci siamo visti o meno in questa sua passeggiata vertinese, ma vedo che è entrata fra le pieghe delle cose.
   Quando mi è possibile cerco di dare il mio contributo facendo qualche lavoretto di pulizia, niente di eccezionale.
   E poi farmi i complimenti pubblicamente è come gettarmi benzina addosso.
   Ci sono tanti lettori che campano d’avidità e invidia gialla che, per problemi loro, non vedono l’ora di lanciarmi un cerino……. si divertono con poco.

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7. silvana biasutti ha detto:

   27 luglio 2014 alle 18:16

   Ma certo che non abbiamo nostalgia di Craxi: ora siamo tutti presi dal gazzilloro …

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8. Andrea Pagliantini ha detto:

   28 luglio 2014 alle 22:44

   Non esiste coscienza critica e propositiva di idee e sogni che la politica dovrebbe mettere in atto.
   Mi spiego meglio. Non esistono intellettuali in grado di smuovere idee e coscienze e quelle poche sono confinate in ruoli di precariato di mese in mese in qualche ambulatorio universitario…
   In quello che questa classe politica mediocre degna di un paese tale, indica essere nel suo panteon di idee, non è un caso che spicca Jovanotti.
   Un bravo cantante, un ottima voce, qualche buon sentimento. Dopo rimane solo il chiacchierificio televisivo in cui spesso si manifesta il proprio esserci senza dir nulla che non sia il libro delle risposte imparato a memoria o il frutto di un attento calcolo bilanciato di qualche addetto di scienza della comunicazione.
   Aria farcita di niente.

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9. Bante ha detto:

   3 agosto 2014 alle 10:43

   Gighen è prepensionato ma con la minima. Continua però a fare bene il suo lavoro di gatto, che consiste nell’osservare e disapprovare tutto quello che fanno gli umani. Altro lavoro avrebbe svolto se fosse nato bove.

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10. Andrea Pagliantini ha detto:

    3 agosto 2014 alle 15:50

    Gighen è andato in pensione con lo scivolo creato della leggina per sudatori di sindacato o di partito.
    Da gatto vispo se la gode, sonnecchia, mangia parecchio, osserva e annusa. Guarda gli umani e non li capisce nel loro mondo di cavilli e protezioni della praivasi per i farabutti, quindi sta sotto un ulivo a sonnecchiare o annusa lavanda per sentire quando è matura.
    I bovi, poveri bovi lo dice il nome. O sono protagonisti di un’ennesima, strampalata poesia di Carducci (T’amo pio bove e che due palle il seguito) o tirano il coltro a giogo o, se maremmani mangiano tutto l’anno per tirare due volte d’estate il Carroccio con sopra il Palio, alcuni musici e il Capitano del Popolo di Siena nelle fasi del Corteo Storico.
    Ma questi sono consapevoli di essere dei privilegiati.

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