Una nuova tecnica per stabilire la freschezza e l’origine dell’olio d’oliva con la massima precisione.
Nuova in questo campo. Perché la risonanza magnetica fatta all’olio potrà certificare l’identità, tracciare l’origine e anzi ricondurre proprio alla terra dove è stato prodotto.
Il brevetto di questa analisi è stato messo a punto nei laboratori dell’Università della Calabria a Cosenza nel dipartimento di Chimica, dalle ricercatrici Giuseppina De Luca, Loredana Maiuolo, dal direttore Giovanni Sindona.
E’ la prima volta in assoluto che si sperimenta questa metodologia nel campo alimentare per assicurare la qualità di un prodotto.
“Non poteva esserci migliore risposta – scrive una nota Unical – alle vignette pubblicate il 25 gennaio scorso da Nicholas Blechman sul New York Times, a corredo dell’articolo intitolato “Extra virgin suicide”, cioè l’adulterazione dell’olio extravergine italiano.
Ma un significativo segnale è auspicabile venga dato anche alla realtà italiana, che vede nei supermercati la vendita di extravergini, inseriti nella catene di distribuzione da grandi aziende a meno di tre euro al chilo”.
Fonte: Cronache di gusto









Come ti dicevo a voce, tecnica nuova di una trentina d’anni abbondanti. Ma visto il passo con cui si evolve il fare in campo agricolo, la si può chiamare nuova. Il problema non è nella tecnica in sé ma nella creazione di un database significativo di “spettri” (qualunque cosa in particolare possa voler dire questo termine) di risonanza in modo da poter far corrispondere quanto si trova con quanto si sarebbe dovuto trovare dove. Lo stesso problema posto dall’uso forense delle impronte digitali o dall’analisi del DNA. Senza una banca dati sufficientemente “fitta” e soprattutto significativa, tale cioè da permettere di distinguere (e quindi escludere) le fluttuazioni statistiche e non confondere con queste ultime le variazioni significative (ossia geografiche e varietali), tutto quanto non serve a nulla. E la creazione di una tale banca dati non può essere opera che collettiva, di tutta (o buona parte) della comunità scientifica internazionale.
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Aggiungo che mi pare alquanto strano che si parli di spettroscopia di risonanza nucleare quando la didascalia della illustrazioncina in calce al comunicato stampa del gruppo di ricerca parla di spettrometria di massa, che e’ tutt’altro fico. In generale sono molto scettico quando vedo trasformarsi gli scienziati in giornalisti e passare dal tono sobrio e asciutto che dovrebbe essere dei primi a quello sensazionalistico proprio dei secondi. Si parla di novita’ assoluta riguardo all’applicazione di queste tecniche alla qualita’ dell’agroalimentare ma io potrei citare una lunghissima lista di referenze bibliografiche vecchie di quindici venti anni sull’uso della risonanza per il controllo di qualita’ nell’agroalimentare.
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Son d’accordissimo col Cintolesi, ma propongo anche una risonanza magnetica alla coscienza dei “bravi italiani” che taroccano (anche) l’olio extravergine, perché così “ci si guadagna”. La propongo pur sapendone l’inutilità: un popolo di furbi, di ladri e di incoscienti un po’ mafiosi.
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