Bagno Vignoni, San Quirico d’Orcia

La Val d’Orcia il primo giorno dell’anno ha l’alba avvolta in un mantello di nebbia che il sole non perfora e si intravedono appena le sue morbide colline come appena si intravede il famoso gruppetto di cipressi fra le dune vergate da un pennello.
I resti dei botti di fine anno giacciono sui muri della vasca e della piazza di Bagno Vignoni.
Qui il sole splende limpido. Alloggiati nell’albergo che da su piazza delle sorgenti ci sono due bolognesi che già a colazione parlano di ufficio, lavoro e azioni che rendono o da vendere.
Le loro mogli s’inebriano al telefono di tinte per capelli, colf e giri in centro con la voce di chi sta dicendo cose che interessano al mondo.
Al bar seduti fuori dei bottegai fiorentini benestanti con le consorti. I primi silenti, volto al sole, le seconde impellicciate a raccontare col megafono per telefono il brindisi di mezzanotte, il bell’alberghino “e anche se erimo arrivati tardi, c’enno fatti sta’ bene”.

Una presenza discreta di carabinieri che ronzano più volte in macchina e qualche anziano mastino a catena corta finchè non si mostra l’oggetto del loro esserci: un famosissimo generale dell’arma che ha avuto molti incarichi delicati e vicende controverse venuto a ritemprarsi nell’acqua termale come una spigola aretina.
La vasca con la sorgente di acqua calda sembra un’enorme pentola a vapore nell’aria fredda di primo mattino e gli angoli caratterisitici del paese si mettono in posa senza fretta.

Passa il tempo, scalda il sole, arrivano vocianti famigliole di scarpe a punta che rimbombano il borgo……………segno che è ora di cambiare orizzonte e scena.

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