Quanto si vede nelle immagini è uno spettacolo disdicevole nei confronti di quanti vengono a visitare il Chianti.
Gli olivi delle vigne che costavano caro a cui si teneva moltissimo (quando rendevano danè) finchè la mammella da latte si è rinsecchita di bischeri di passaggio che pagavano viti indegne a peso d’oro comprando, per fare carico, vino o uva da parecchio fuori.
Potare, tenere in ordine, ripulire, rendere godibile, produce il primo impatto di ciò si chiama accoglienza e cura del territorio.
Un garrire di bandiere rosse…………. ma di vergogna.
Ma perchè invece di far vedere questi orrori non metti in mostra le cose belle che ci sono nel Chianti?
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Tenute male le piante e tenuto male in terra: un bel sudiciumaio.
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Per seguire la campagna serve amore e spirito di dedizione che molti non hanno e non lo possono comprare….
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Non sono affatto d’accordo, né con l’assunto del post né con quanto riaffermato nei commenti: quanto si vede nelle immagini non è affatto uno spettacolo disdicevole, è semplicemente uno spettacolo di abbandono. Può succedere.
Se “quanti vengono a visitare il Chianti” non sono d’accordo e storcono il naso, possono sempre fare una bella autotassazione e finanziare di tasca loro la manutenzione che serve, cioè pagare di tasca per “potare, tenere in ordine, ripulire, rendere godibile” l’ambiente che vengono a visitare.
Personalmente preferisco vedere lo spettacolo della natura che si riprende i colti che non si riesce a mantenere in coltura, piuttosto che saperli tenuti in ordine e pettinati non per una loro intrinseca redditività ma soltanto perché ne viene finanziato l’apparente ordine e pulizia. E che ci sarà poi di tanto disdicevole nelle macchie e nelle sterpaglie?
Personalmente detengo alcuni appezzamenti messi pure peggio di quelli raffigurati nelle foto, e non me ne vergogno di certo. Cerco (cerco!) di fare il possibile, se posso, quando posso e per quanto posso. Se non riesco, sicuramente non mi sento in colpa nei confronti di chi viene a visitare il Chianti: c’e’ comunque più storia reale dei luoghi e del paesaggio, delle forme economiche e sociali, in una parola: c’e’ piu’ cultura in uno di questi campi in stato di semiabbandono, che non in mille vigne pettinate da bilanci molto dubbi o in mille vialetti resi “godibili” a suon di breccino e di rosmarino rampicante.
Se per questa mancanza mi sento in colpa, è verso me stesso, e se trovo qualcosa di terribile nelle macchie e nelle sterpaglie, è il rischio che qualche miserabile dia loro fuoco, nonché -molto più terribile ancora- il rumore che esse fanno quando i miserabili suddetti attualizzano tale rischio.
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Molto d’accordo col Cintolesi; meglio l’incolto (ma occhio agli incendi), piuttosto che il coltivatissimo, pettinatissimo, col murettino e i cipressetti che fanno il verso alla Toscana d’antan.
Un giorno dovremo pur fare una chiacchierata sul tema…
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Io caro Fillippo non sono d’accordo con te stavolta…che lo zotico, sia, perche’ piu’ vero e originale migliore dell’ordinato…e’ tutto da stabilire, potrei accettare questa definizione da un pastore sardo della barbagia…che tanto le sue pecore e le sue montagne gli bastano e non cerca altro….nel senso che d’intorno e un vole nessuno….ma questa e’ la Toscana patrimonio dell’umanita’….abbiamo tutti un obbligo morale verso questa terra….il solo motivo di esserci nati non ci autorizza a dire”signori prendetela cosi’ com’e’, qui ci si vive noi, e se si vole si fa cosi’ e si tiene cosi’….”
quindi, secondo me che l’incolto sia meglio del tenuto ammodo…..e’ una gran paraculata….se l’immagine della Toscana tira ancora e’ grazie a chi ha saputo investire e abbellire cio’ che per decine di anni tanti villici del luogo avevano abbandonato( tu Andrea sei un eccezione)a Radda per esempio ci sono diversi poderi allo stato di semiabbandono…semi..perche’ il poallaio sudicio,pieno di galline spelacchiate e l’orto rabberciato ci sono ma chi ci vive gli va bene cosi’…e ci mancherebbe altro,ognuno a casa propria fa quello che vuole,ma il richiamo della Toscana…che da tanto da lavorare, CREA e MANTIENE posti di lavoro, in un momento disgraziato come questo….di GENTE DEL TERRITORIO, e’ un altro….mi soffermerei di piu’ sul fatto che a Radda, ma in buona parte del Chianti non esiste praticamente piu’ nessuno del luogo che fa l’operaio agricolo specializzato,quel patrimonio di esperienza e di conscenza sta andando perso a favore di lavoratori provenienti dal kossovo,romania,albania,che poco hanno a che fare con la tradizione chiantigiana della campagna.
Pure Montalcino non fosse pettinato come e’ non avrebbe tutto quel richiamo…non mordiamo a priori la mano che ci nutre tutti, direttamente o meno….te biasutti nella tua azienda non ce li hai i cipressi?
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Io di questo richiamo ne farei volentieri a meno, come premessa. Poi non ho detto che lo zotico e’ meglio dell’ordinato. Ho detto che rispetto al finto e’ meglio il sano incolto, che e’ cosa ben diversa.
Ma voglio insistere sul punto che fai del richiamo che produrrebbe tanta ricchezza e posti di lavoro. Benissimo: li finanzino coloro che tanta ricchezza e lavoro estraggono dalle folle richiamate dal paesaggio ben tenuto, i lavori necessari a ben tenere quel paesaggio. Qui si assiste sistematicamente a un trasferimento netto di ricchezza da chi lavora a bassissima redditività (se non nulla) il territorio, verso le tasche di chi su questo territorio “lavora” (nel senso che il suo lavoro approfitta del richiamo del territorio, non nel senso che spende un oncia di lavoro o di denaro per il territorio).
Sappiamo benissimo tutti quanti i partecipanti a questa discussione quale sia il costo di produzione di un chilo di olio che esce da quelle olivete “ben tenute” del nostro territorio chiantigiano. Domanda: chi finanzia tutto questo? Non venitemi a dire che si autofinanzia perche’ parte di una economia redditizia perche’ potrei farmi andare di traverso la lingua dal ridere….
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Cintolesi ha ragione, non è uno sgarbo ai turisti, o perlomeno non andrebbe inteso come tale. Quando l’agricoltura va bene ed è fatta bene è un ottimo controllo del territorio, e anche in quel caso non certo per la gioia dei turisti (che ne consegue), ma per il territorio stesso. Non so dov’è quest’oliveto, ma a occhio e croce non sembrerebbe un lavorone rimetterlo in servizio, le piante non sono ancora sfuggite e si vedono più biadoni che rovi. Se è nella zona che penso io, c’è gente farebbe le coltellate per poterci mettere le mani.
Se era nel Viterbese ci avevano già buttato tre lavatrici.
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