E’ un piacere essere guidati dal garbo e dalla cultura del professor Odoardo Piscini attraverso le stanze del museo e le storie di vita quotidiana di cui è memoria storica, umana e attento studioso.
Nel museo è conservato il Palio più antico esistente a Siena e la collezione di giubbetti di fantini che hanno corso in piazza, compreso quell della rivale Pantera.
Da notare come quei vestiti dei fantini di epoca ottocentesca siano di dimensioni fanciullesche per i canoni attuali, cosa che il professor Piscini spiega come non si tratti di lavoro minorile ma di semplice fame e denutrizione.
Nelle stanze sotto il museo ci sono scavi nel tufo che lasciano supporre due vari strati di costruzioni: una di epoca romana, una di epoca etrusca.
Di fatto questa stanza umidissima ricorda nell’umiltà e nella mangiatoia la grotta di Betlemme.
La ciliegina è la storia del Palio conteso o rubato, ovvero di una corsa avvenuta nell’ottocento (se memoria non inganna) dove in quell’epoca nella conchiglia di piazza assistevano le famiglie nobili da sopra i calessi mentre il popolo stava ai margini.
Il fantino dell’Aquila, resosi conto di avere un cavallo balordo si mise in mezzo alle carrozze dei signori facendo correre alle altre contrade i vari giri di piazza, risbucando nel momento opportuno per passare davanti a tutti e alzare il nerbo in segno di vittoria.
Tutta Siena si era resa conto dell’irregolarità compiuta dal fantino dell’Aquila e che il Palio era stato vinto dalla Contrada del Nicchio.
Però il granduca di Toscana, ospite della città disse che secondo lui “Il Palio l’aveva vinto quella gialla”…. e nessuno ebbe l’ardire di contraddire, con la chiosa del professor Piscini a supporto del fatto che i senesi spesso non contraddicono i potenti.
Negli anni, molti contradaioli del Nicchio sono andati nel museo dell’Aquila per ammirare il “loro” Palio.