Il banchino dell’Associazione Nazionale Tumori all’ospedale Le Scotte di Siena

La pesca noce, o nettarina, affogata in un bicchiere di vino dopo desina vale più di un quintale di azioni del Monte dei Paschi anche se in questo caso ci vuol poco.
Sicuramente il costo di pesche nettarine e albicocche è più agile nei vari supermercati di zona che al banchino dell’ANT, (posto nel sottopasso che conduce all’entrata dell’ospedale), ma lo scopo è raccogliere fondi per finanziare l’assistenza domiciliare gratuita ai malati di tumore e l’assistenza psicologica per i malati e le famiglie.

Meno gratta e vinci grattugiati sui bordi delle finestre dell’atrio ospedaliero e più pesche affogate nel vino per stare bene.

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0 Responses to Il banchino dell’Associazione Nazionale Tumori all’ospedale Le Scotte di Siena

  1. Avatar di silvana biasutti silvana biasutti ha detto:

    Sul “meno gratta e vinci” e più attenzione a chi sta peggio non ci piove.
    Sulla pesca nettarina invece sì.
    Premetto che sono una fan delle albicocche: non c’è altro frutto che stia loro alla pari; tuttavia mi chiedo se da queste parti – per me adottive (e pro tempore) – esistano le pesche “di vigna”, quei piccoli alberi modesti che producono piccole pesche pallide, anch’esse modeste, di polpa bianca con buccia ostinatamente verdognola, anche quando sono mature. Ma è un frutto restio alla maturazione, forse non ama essere colto e apprezzato. Insomma un frutto – quelle peschine – senza piaggerie, come certi vini che non ammiccano, ma che quando ti capitano nel bicchiere li puoi accompagnare con le suddette peschine (arcaiche), ed è un’estate della tua adolescenza.

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  2. Avatar di andrea Andrea Pagliantini ha detto:

    Odio l’indifferenza che mangiamo dalla mattina alla sera.
    Sulle albicocche non ho obiezione da fare, solo una precisazione: quelle del supermercato o del banchino spesso e volentieri non eguagliano nel sapore la pasta dolce di quelle stacco dalla pianta.
    Di peschi bianchi piccini e saporiti ne ho piantati nove sparsi fra le varie olivete e in tutto hanno addosso solo due peschine, quindi dovranno essere buone per forza 🙂

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  3. @Silvana e pensare che una volta la terra di Montalcino, invece che per il Brunello, era famosa per la produzione di zafferano e di frutta e in particolare di pesche…

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  4. Avatar di filippo cintolesi filippo cintolesi ha detto:

    Quelle peschine le ricordo, ma in terra diversa da quella chiantigiana. Le ricordo su un paio di alberelli quasi arbusti, vicino al mare. Tutte nocciolo o quasi. Sembravano sempre acerbe ma se avevi il coraggio di addentarle…altro che mature! Un profumo ineguagliato. Chissa’ se erano una varieta’ (e quale) o se erano sarvatiche..

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  5. Avatar di silvana biasutti silvana biasutti ha detto:

    Filippo@: infatti le “mie” peschine di cui sopra, crescevano su terrazzamenti scabri di micro vigne in terra franco-provenzale.
    Stefania@: la miopia di una moltitudine, nel luogo in cui – provvisoriamente – vivo è ormai proverbiale. Si snobba l’agricoltura ‘piccola’ (quella dei sapori) che impreziosisce il paesaggio, si son segati centinaia (di migliaia) di olivi. Si ‘valorizza la Francigena’ pensando alle “infrastrutture”(sulla Francigena, ohibò!!!), senza farlo diventare un tema culturale. Si ignorano i boschi, che hanno dato sostegno alla gente di qui e sono il tema centrale di questo paesaggio. Si sono ignorati bellamente i soggetti che amano i luoghi, a favore di quelli che con i luoghi ci fanno solo business,,,

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  6. Avatar di Sconosciuto giuseppe ha detto:

    pochi soldi ma ben spesi

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