E’ tutta una cartellonistica che si interseca quella che annuncia in ogni dove il tratto di un pezzo dell’antica via Francigena (quella che da Canterbury, conduce a Roma) come in ogni paese si rispetti c’è una targa su una casa in cui dormì e trombò Garibaldi.
Alla luce dell’aggomitolio storico e viatico producono intraprendenti assessori al turismo, alla luce dei fatti e allo stato attuale, l’unica cosa certa è il percorso della Francigena tracciato da quel gigante di Amintore Fanfani: l’autostrada del sole che passa sotto casa sua ad Arezzo.
Ed è questa si festeggia, con viti all’arrabbiata, affettato nostrale, Pagliarese 1988, fragole e panna, brace e una carezza a Federica.
Il gelato al vinsanto della gelateria Sampoli di Radda in Chianti è meglio di una messa cantata in latino.
Grazie per avermi ricordato il motto che era solita dirmi mia zia Andreina davanti a un piatto di qualsiasi pietanza. Urge ripristinarlo nel quotidiano.
Quanto al costoleccio, se vai in Brianza a mangiarlo coll’alpini ti tocca chiamarlo costini (non costine: i costini)
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Dario, mi ci vedi a varcare lo sterro di San Donato per andare a mangiare la rostinciana in Brianza e sentirla deteriorare nel nome con l’indigeribile costine?
No meglio digiuno ma a chilometro zero.
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eppure t’assicuro che se fatte dall’alpini che conosco io, quelli di San Genesio, te le mangeresti e ti garberebbe pure vedere il modo in cui le fanno.
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