La Cina bacchetta l’olio italiano

Con il gelo di dicembre e gennaio e il prossimo dei giorni a venire, non si potano gli olivi per la loro salute e integrità, e se non si sà cosa fare, darsi all’uncinetto produce sicuramente meno danni che scaldarsi con la legna d’olivo l’anno successivo.

E intanto il paese copione per eccellenza e dalle scarse regole, ha bloccato l’importazione di olio italiano sospettato di essere una miscela di oli proveniente da Tunisia, Spagna, Grecia e Marocco.

“A quanto ha riferito recentemente il quotidiano “Shanghai daily”, le autorità doganali di Shangai “hanno avviato ispezioni sull’olio di oliva importato dall’Italia dopo che un’organizzazione degli agricoltori ha dichiarato che produttori senza scrupoli avrebbero spacciato miscele di olio a basso costo provenienti da Grecia, Spagna, Marocco e Tunisia come olio extravergine superiore”.
La questione ha avuto vasta eco sulla stampa cinese e articoli su di essa  sono apparsi anche su “China daily” ed il “Quotidiano del Popolo”.

Quest’ultimo informa che l’organismo cinese per la supervisione della qualità, l’ispezione e la quarantena (AQSIQ) ha chiesto all’ambasciata italiana in Cina di verificare e fornire informazioni specifiche. L’AQSIQ – sempre a quanto si legge sul quotidiano – ha anche sollecitato l’Italia a rafforzare ulteriormente i controlli sul suo olio d’oliva.
Se la notizia ha suscitato scalpore in Cina, non si sono fatte attendere in Italia le reazioni dei produttori e delle associazioni di categoria.
“Le perplessità sollevate in Cina sulla reale origine delle olive utilizzate per produrre l’olio italiano esportato nel gigante asiatico danneggiano il vero made in Italy”. Così avrebbe affermato la Coldiretti in un comunicato nel quale sottolinea la “necessità di fare chiarezza” in riferimento alle richieste dell’autorità cinese per la qualità all’ambasciata italiana a Pechino di maggiori informazioni sulla provenienza dell’olio d’oliva venduto dalle società italiane.

“Bisogna evitare – spiega la Confederazione – che, soprattutto in paesi emergenti importanti come la Cina, si radichi un falso made in Italy identificato da marchi italiani, ma con poca o nulla materia prima nazionale, come purtroppo sta già avvenendo”.

“E’ necessaria – prosegue la Coldiretti – anche una reale svolta da parte delle autorità pubbliche italiane nel sostenere all’estero con la promozione il vero made in Italy, dal campo alla tavola.

Una necessità per evitare la delocalizzazione produttiva che prima colpisce la produzione agricola e poi quella industriale, con effetti negativi sul piano economico ed occupazionale per il paese”. “In Italia – ricorda la Confederazione – si producono in media 500mila tonnellate di olio di oliva, che per il 60% è venduto come extravergine, per un totale di circa 300mila tonnellate.

Di queste, quasi un terzo per un totale di 100mila tonnellate sono destinate all’autoconsumo e alle vendite dirette”.
Critica, a tal proposito, appare anche la posizione di Copagri come si evince dalle dichiarazioni del presidente, Franco Verrascina. “Potremmo dire che tanto tuonò che piovve. Abbiamo sempre denunciato che buona parte del prodotto made in Italy, olio d’oliva compreso, è in realtà figlio di tutt’altra origine territoriale e oggi veniamo a sapere che la Cina pone forti dubbi sulla reale provenienza dell’olio d’oliva italiano da essa stessa importato.

E che beffa sapere che tali dubbi provengono proprio dalla patria delle contraffazioni”. “Il danno potrebbe essere immane – prosegue Verrascina – e non solo per l’olio d’oliva.

E’ giusto che la Cina intensifichi i controlli, ma nel frattempo il solo dubbio potrebbe portare alla perdita di importanti fette di mercato per il reale prodotto nazionale in un bacino economico in continua espansione”.

Ad avviso del presidente della Copagri, “occorre continuare e intensificare la battaglia per il vero made in Italy, soprattutto da parte delle nostre autorità competenti””.

Fonte: Terre del Vino

Questa voce è stata pubblicata in fotografie 2012, La Porta di....., Porcate. Contrassegna il permalink.

0 Responses to La Cina bacchetta l’olio italiano

  1. Avatar di Roberto Roberto ha detto:

    Nella prossima settimana in arrivo aria polare e neve a bassa quota… quelle povere piante soffriranno parecchio con i tagli freschi fatti a dove viene, viene..

    "Mi piace"

  2. Avatar di simone simone ha detto:

    Ditemi che questi ulivi sono vittima di un fotomontaggio e non sono realtà……..

    "Mi piace"

  3. Avatar di essebì essebì ha detto:

    Le prime a sorvolare sulle faccende dei taroccamenti sono proprio le organizzazioni; se chi tarocca è un “amico”, fa bene e fanno malissimo quelli che denunciano taroccamenti, meticciamenti, mistificazioni.
    E’ un balletto – quello dell’olio – che va avanti da decenni; se non ci fossero agricoltori intraprendenti (anche qualche azienda agricola abbastanza grande)che lavorano bene e, magari sul traino del vino, stanno scavandosi piccole nicchie di mercato dove vendere a prezzi sostenibili (cioè guadagnando il giusto), l’olio sarebbe ancora – in Italia – quello del supermercato; questo in Italia, figurarsi in Cina.

    "Mi piace"

  4. Avatar di Andrea Pagliantini Andrea Pagliantini ha detto:

    La prossima settimana si prevede gelo artico e neve e spero con tutto il cuore che quelle amabili piante sopravvivano al freddo e alla supponenza di chi le strazia.
    E per quanto riguarda l’olio e le sue contraffazioni sarebbe l’ora di iniettare nel settore qualche bella dose di legalità e finire di pensare che chi dice le cose come stanno sia da crocifiggere al posto di chi le cose furbescamente le fa, ne intasca i proventi e getta fango su un settore intero….

    "Mi piace"

  5. Avatar di Liz Liz ha detto:

    Ma come mai questi ulivi così spennati?!

    "Mi piace"

  6. Avatar di Alessandro Alessandro ha detto:

    Usano il tosasiepi o le vecchie macchinette da barbiere???
    Scenziati 🙂

    "Mi piace"

  7. Avatar di mario mario ha detto:

    …ma ci sono ancora bravi potatori?… e poi conviene ,economicamente parlando,potarli….bene..?..conviene ”farsi un nome” ed andare al frantoio ”di tua fiducia”…ti fai imbottigliare dell’olio x il tuo cliente…”di fiducia”…. 🙂

    "Mi piace"

  8. Avatar di andrea Andrea Pagliantini ha detto:

    Se l’agricoltura in generale vuole riuscire a tirare avanti c’è da mettersi in capo che occorre meno burocrazia, più legalità e pedate certe per chi furbeggia, altrimenti tutto è inutile e non c’è concorrenza e qualità che tenga con chi riempie le petroliere di olio tunisino e lo vende per nostrale.
    Tremo per il pensiero delle temperature dei prossimi giorni, tremo per il pensiero degli olivi in generale, tremo per quelle povere piante martiri fatte potare drasticamente da incompetenti totali, sotto il freddo invernale………. meno male si dichiarano biologici……

    "Mi piace"

  9. Avatar di silvana biasutti silvana biasutti ha detto:

    C’è ancora chi rincorre l’appellativo “biologico” come se fosse il salvatore del fatturato; ancora trovo produttori che mi confessano candidamente che hanno fatto la conversione per potersi definire bio.
    Finché in questa Italia non la si smetterà di rincorrere quello che può generare fatturato ‘indipendentemente’ dal proprio modo di vedere ciò che si fa, non se ne esce!
    Non se ne esce davvero. E pensare che stiamo in un paese che ha delle unicità da vantare che nessun altro ha.
    Mi viene in mente quando la regione Toscana è andata in Cina a insegnare ai cinesi come si fa il vino. Mica dico che deve restare un segreto, ma investire risorse per formare la (possibile) concorrenza mi sembra un modo strano di muoversi.

    "Mi piace"

  10. Avatar di andrea Andrea Pagliantini ha detto:

    Diffido sempre di chi smanetta di essere biologico ben conoscendo parecchi polli e il loro modo di stare nei posti e con le genti.
    Primo il prodotto deve essere sano e buono, nel rispetto del luogo, delle persone e dell’ambiente dovrebbe essere una cosa normale, non un logo in più da appiccicare su un deplian o su qualche velina.
    Comunque il mio parere conta poco: parlano i fatturati e gli inchiostri versati su un prodotto da chi conta davvero…

    "Mi piace"

  11. Avatar di mario mario ha detto:

    …dovrebbero ”marcarlo”…tutto l’inchiostro versato per quel prodotto..consiglio di scegliere un logo con l’immagine di ”un calamaro che assomigli ad una piovra” 🙂

    "Mi piace"

  12. Avatar di Andrea Pagliantini Andrea Pagliantini ha detto:

    La Piovra in queste situazioni rende sempre bene l’idea del prodotto…

    "Mi piace"

  13. Pingback: Gli ex olivi della porta dei bischeri | Andrea Pagliantini

Lascia un commento