Fu fatta costruire da Cosimo de Medici nel 1560 e dintorni, appositamente per controllare la città di Siena appena conquistata da spagnoli e fiorentini, per ospitare una guanigione militare, rimasta attiva fino alla fine del 1700 e per mettere il luna park a giugno e ospitare le feste dell’Unità ad agosto.

Dalla fine degli anni trenta divenne giardino pubblico, mentre un bastione ospita l’Enoteca Italiana, organizzatrice delle prime mostre vinicole che poi sarebbero state travasate a Verona chiamandosi Vinitali e inoltre ospita i laboratori musicali di Siena Jazz.

Una mattina presto e  umida vede poche persone in giro fra i camminamenti: qualche affezionato passeggiatore, qualche badante polacca ad ascoltare una radio nella sua lingua, qualche nonna con il cane ancora senza cappotto, qualche salutista a corricchiare.

All’altezza dell’anfiteatro c’è un  muro di mattoni coperto di graffiti simil troiaio colorato per essere chiari, con un ragazzino appoggiato alla parete,  la mano in alto, come stesse  pitturando.
Un bercio nel silenzio gli intima di farla finita di insudiciare i muri. Due vocine tremolanti rispondono di essere maggiorenni e  fra il corpo del ragazzo e la parete esce una ragazzina mignon, segno di scambio di tenerezze e non di pitture.
Vengono invitati a continuare cosa stavano facendo ma stando attenti a non insudiciare opere d’arte, mentre appaiono i primi musicisti jazz con infinite custodie di strumenti che nei film potrebbero contenere anche mitragliatrici, e una coppia di tedeschi direzione Enoteca per provare l’ebbreza di un frullato Vernaccia, Brunello, Chianti Classico di prima mattina.
A Ponte Milvio i lampioni franano sotto il peso dei lucchetti dell’amore, qui nella città del Monte dei Paschi i lucchetti sono pochi, forse sostituiti da titoli al portatore.