Il rampollo sorridente e gioviale di una dinastia della real casa di sghei  e vino, di fronte ad un plotoncino di taccuini e telecamere accese dimostrerebbe di avere scorrimento fin da piccolo di vinaccia per le arterie e bricchettini di riserva nelle vene, oltre a saper fluentemente calpestare la zolla con la classe della chioma tempestosa e della camicia bianca sbottonata in cima che fanno tanto coltivatore diretto nelle vigne biologiche di Dallas come se fosse antani.

Non c’era nessuna telecamera e poster da riempire quando l’impiegato del frantoio ha chiamato il recapito aziendale che aveva per comunicare conferma della molitura delle olive……… questo all’orario inoltrato nel cuore della notte delle sette di sera.

Nelle orecchie dell’impiegato entra la bigiotteria del “Come ti permetti di chiamare a quest’ora tarda” al “Non sai il me che sono io che non sei te” al “Devi chiamare i miei sottoposti per queste cose” al far bellamente capire di aver chiamato un’entità sovrannaturale che cammina sulle fecce con le ciabattine di raso, mica un comune mortale.

L’impiegato del frantoio aveva quel numero e mica poteva inventarsene uno per non disturbare Amintore dalla Camicina Bianca,e poi è troppo giovane e intimorito dal blasone o dall’arrecare danno a chi lavora per rispondere qualcosa e si è sciroppato tutta la filippica del novello Marchese del Grillo con una morale finale che sottintende “Io sò io, voi nun siete un cazzo”.

Quanto vorrei essere fortemente un impiegato di frantoio………….