Pensieri e lavatrici

Dopo un raccolto ne viene un altro ebbe a dire il sobrio condadino della bassa emiliana Alcide Cervi dopo che un’ ampia malattia mentale si portò via in un solo colpo tutti i sette figli.

Le avversità climatiche unite alla sfrontatezza cupidigia di certi soggetti sono da sempre piaghe che, chi calpesta la terra si trova ad affrontare cercando di non affogarne e tentando di farne tesoro per i raccolti a venire.

Si mette nel conto la grandine, la siccità o l’eccessiva pioggia, la peronospera e il mal dello zolfo, i pasti di daini e cinghiali con l’uva e la rogna degli ulivi e dei cristiani capitano fra i piedi, si mette nel conto il vento e le ghiandaie, le macchine e il fisico si guastano e gli affetti cari e veri più o meno lontani che hanno valore sulla qualità finale del prodotto.

Tutta una serie di variabili che ogni anno influisce nelle possibilità che si hanno per arrivare in fondo ad un prodotto sano e di qualità in un momento nel quale fare cose per mangiare vale essere meno di una coreggia di Fabrizio Corona.

Nelle avversità si aggiunge un buco alla cintura, si stringe il recupero fiato e si riparte determinati a fare meglio anche con meno.

Siamo in recessione, periodo di sacrifici per tutti dove chi è abituato non ci fa caso, chi ha troppo colesterolo arranca per non poterlo mantenere ribaltandosi dal troppo in stretture.

Siamo in recessione, l’uva l’hanno massacrata gli eventi temporali, le olive sono mezze in terra dopo una settimana di pioggia e vento e ci attreziamo a smoccolare, un quintale di grano costa meno di un chilo di pane, al paese si chiedono sacrifici possenti.

Mai visto Ruby fra le vigne, mai visto un onorevole ridursi la pensione perchè su Montecitorio è arrivata la grandine o la recessione, mai visto la buvette senza prosciuttame e scollature, i vescovi andare a piedi o con le coppole dell’anno prima, e meno chiacchiere nel mondo del vino che a sentire chi non ci fa niente ma ne ciancia a dismisura, la crisi è finita e a maggio del 2011 l’annata sarà del secolo.

Aveva ragione babbo Cervi, dopo un raccolto ne viene un altro, ma si era dimenticato una postilla:”Troppi, troppi buchi di culo”.

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0 Responses to Pensieri e lavatrici

  1. Avatar di Paolo Cianferoni Paolo Cianferoni ha detto:

    Hai centrato un bel problema! Agricoltura dimenticata, oltraggiata, solo industrie, banche, escort e veline: e che c***o! Ora Basta!

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  2. Avatar di Andrea Pagliantini Andrea Pagliantini ha detto:

    Paolo, non avere il codice a barre di uomini liberi, ti pare poco?
    Poi se chi produce alimenti dalla terra, dalla stalla, dall’orto, dal frutteto ecc. si sente valere meno di un velino o di una escort, l’unica è farsi una bella risata e tirare avanti.. il mondo gira e un bicchiere di vino, un pezzo di parmigiano e un pomodoro piacciono a tutti….. la televisone in brodo con i tortellini il corpo non lo riempie.

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