Era il 4 novembre 1966 quando l’Arno straboccò e riempì Firenze di melma e morte.
Da tutto il mondo arrivarono giovani a ritirare fuori dal fango cristi, madonne e antichità, libri, mobili e storia per non far finire tutto in una fogna.
Quella era la meglio gioventù, la stessa gioventù dei volontari che adesso si muovono ogni volta che arriva un giorno di pioggia e l’Italia frana o qualche bischero da fuoco a un bosco.
Ricordo il tutto molto bene perchè ,grazie ad un permesso speciale datomi dal mio Capo Ufficio, sono andata con gli scouts ed abbiamo spalato fango per una settimana arrivando alla caserma che ci ospitava per mezzo di alcuni carri armati
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Mi sembra di averlo sentito da qualche parte e forse è vero… bisognerebbee togliere dalla Costituzione “L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro” e mettere “L’Italia è una Repubblica fondata sul volontariato”. Non so se è un buon segno se la buona volontà ci protegge più del lavoro retribuito, ma almeno qualche valore lo abbiamo ancora, alla faccia di chi si fa bello con niente
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ero piccina, mi sentii alle stelle quando mio padre mi portò a Firenze…..a cercare, asciugare libri senza rendermi conto della gravità, mi sentivo importante
Oggi ho un ricordo visivo vago, presente la sensazione dell’ essere utile.
Ambra
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L’emergenza è la costante e il fango il cemento sul quale vengono costruite piramidi.
Ieri alluvione con mori a Massa, Veneto con l’acqua al culo, la cara Calabria ferita nella Piana di Gioia.
Ora parte l’emergenza, stanziamneti a pioggia che pare una battuta ma non lo è e immagino da qualche parte personaggini farabutteschi che ridono come per il terremoto in Abruzzo.
Una gestione del territorio che non sia catena di montaggio per seggiole e cravatte oltre a mettere il paese in assetto produrrebbe lavoro preventivo alle catastrofi.
Ma è anche vero che questo è un paese per furbi e rendono di più le catastrofi dei lavori di manutenzione.
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