Sotto la dizione Chianti, si trovano vinacci imbevibili e delle autentiche perle da preservare e coccolare.
Alla Castellaccia, un’ottima Vernaccia 100% e un rosato Ciriole, sono i compagni di strada di un Chianti che perla ancora non è, ma ha l’aria di poterlo diventare grazie a viti che il tempo (non molto) renderà preziose.
Sangiovese e Canaiolo, il colore è il suo, gli umori di un paniere di frutti rossi con una drusciata di scorza candita, acidità totale che non lievita negli spigoli ruvidi di altri poggi, ma non è ruffiana.
Parecchio bono e sarà sempre meglio.
E se non sbaglio l’etichetta l’ho rivista in qualche studio di pittrice…
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…. giusto per stare in tema di cose buone e belle.
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Anche quei sassi e quei pezzi di tondino l’ho rivisti… 🙂
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Sempre bello quello che tu dici di noi. Grazie, non sai quanto sia terapeutico in questo strano mondo del vino avere il conforto di un cavaliere senza macchia e senza paura, allievo di un grande Maestro di cui tutti ora lodano l’assaggio.
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No Simona, il cavaliere senza macchia è Don Diego De La Vega, io sono solo un mezzo vinaio di Vertine.
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cose buone dal mondo!
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