Due storie che non hanno nessun punto in comune e non sono da giornata di gioia e buoni sentimenti da condividere in famiglia fra tortellini in brodo e tappi francesi che saltano.
La prima storia riguarda un’epoca lontana nella quale è nata nonna Ida, vispa e arzilla”Nonostante sono nata nell’anno del terremoto”.
Era il 1908, il 27 dicembre, Messina e Reggio. Un terremoto terrificante distrugge le due città.
I bis-nipoti del sisma a Messina vivono ancora nelle strutture di fortuna del Regno d’Italia e trascinano le loro grida inascoltate alle promesse di amministrazioni che cambiano, stanziano, ma non pongono fine ai loro tormenti.
La seconda storia è fresca. Una persona incontrata stamattina e di cui non potrò mai dimenticare lo sguardo e gli occhi.
Vari problemi, poca salute, quasi in lacrime che cercava di far risalire in uno scatto d’orgoglio dignitoso da persona seria ed onesta.
Il pudore di trattenerle e lo sfogo con chi scrive che riesce a far propri i malanni degli altri.
Fà la badante e custode, ha telefonato (per gli auguri in un giorno da condividere con parenti, affetti, amici) al proprietario e si è vista apparecchiare non il ricambio di auguri ma la celerità con cui deve far fagotto . E la donna voleva solo fare gli auguri, niente altro che gli auguri di buone feste.
Sono storie di persone in un giorno speciale che dovrebbe essere sereno e di festa e possono contare per quel poco che è, su un mio pensiero ed un abbraccio.
Buon Natale.



Solite code di paglia di gente a cui conta solo la falsa apparenza, l’uso, e un sacchetto di soldi che lava la coscienza.
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