Non molto tempo fa, quando ero responsabile di una azienda che era appena nata e cercava di inseguire la strada più veloce per arrivare dove voleva arrivare, puntando molto sull’immagine e sulla moda dilagante del momento, il fuoco fatuo (per fortuna) dei super-tuscan marmellatosi, il proprietario su consiglio di un “nome tutelare del vino denso”, aveva voluto prendere una certa strada.
Puntare sull’esagerazione, sullo spreco di vetro, di sughero, di capsule, di cartone, insomma su paccottiglia che doveva fare da custodia al vero protagonista: il vino.
Un igt Toscana su bottiglia pesantissima che all’epoca costava in lirette l’ira di dio , tappo lungo e largo da 800 lire, scatole di cartone pesante dalle migliaia di lire.
Convinti che con il lusso e l’opulenza si riuscisse a vendere vino francioso e legnoso, e a venderlo ai prezzi correnti di allora ed entrare così nel gotha dei produttori.
Già a quell’epoca di vacche grasse ero immune dal pensiero che lusso e vino camminassero di pari passo e valesse la pena di spendere 25.000 £ alla sorgente per una bottiglia.
Una scatola da 6, andava a pesare ben due kg in più di una con bordolese standard da 400 grammi. In fase di trasporto e spedizione, si sa, si può immaginare quanto incideva nei costi e mi pareva un controsenso far pagare il vetro e tappo grasso, al posto del vino.
Adesso che è passato qualche anno, ho maturato in testa un altro concetto vedendo i cumuli di spazzatura che circolano in certe città, e quanto costa smaltire le inutilità che produciamo ogni giorno, monnezza in buona parte composta da imballaggi. Siamo sani,riduciamo al minimo lo scarto e le spese di gasolio in fumo per trasporti, con quanto costa e quanto procura spargerlo per l’aria, vediamo per una volta di educare il pubblico dei consumatori che il vino buono sta nel vetro normale e induciamolo a non comprare le bottiglie peso massimo perchè si ha la certezza che dentro ci sia il meglio.
Ricordatevi bevitori che il vetro lo pagate, ma poi lo lasciate sul tavolo del ristorante, e non lo versate nel bicchiere!!!!!!!!!!!!
Ne ha scritto Carlo Macchi nel suo blog Winesurf, ed è voce ben più ascoltata e autorevole di me sull’argomento, leggete bene quanto scrive.
Invece di investire risorse nel vetro e nell’imagine credo sia più entusiasmante coprire di attenzioni la gestione dei vigneti, chi ci lavora e quanto realmente contengono le bottiglie, senza trasbordare nei soliti sacchi di ingredienti che costano non poco e non fanno vino buono.


