Suole di passi
al vento freschino del lungomare.
Il solito aroma di forni
e sulla spiaggia
il vecchio ignoto che scruta largo.
Passa ore là fermo,
guarda lontano,
forse non guarda niente,
perso in sogni trottole che non lo fanno esser lì
e crede di vivere in un galeone spagnolo.
O forse è ancora più semplice,
sta lì perchè non ha niente da fare
e il mare riempie il silenzio.
Aumentano i passi,
senza alzare lo sguardo nei colli sopra
neri degli incendi estivi,
quando non c’eri,
e saresti stata utile,
con la tua forza,
i polsi grandi,
chiusi nella camicetta fragola da lavoro.
Via lunga la statale 18,
piena di zebre e ruote,
ragazzi da scuola,
sportelli di banche che non prestano.
Piena di traverse,
più o meno lunghe,
più o meno care.
La casa del musicista,
le bottiglie vuote di un ristorante chiuso,
una vigilessa,
uno stipetto selvaggio,
le freccie per non farti perdere
la strada dell’ insegnamento quando cadi dal sonno,
la vetrina della pasticceria
gonfia di crema
che pazienta,
prima di aprirsi sulle tue guancie.
Il balcone,
non vivo come a luglio,
non spoglio come a settembre,
erbe aromatiche e stracci di pavimento,
asse da stiro smollato
e te in ciabatte rosse (erano blu)
che apri al giorno.
Coglierti la mattina presto,
calda di letto e di caffè.
Vinsanto di vita.



Io la conosco la statale 18!!!! e’ vero – e’ proprio come nella poesia di andrea ….
"Mi piace""Mi piace"