Campino del Paiolo

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Comune di Gaiole in Chianti (si) foglio 22 particelle 68 – 69 – 73 – 75 – 257 – 258.

Campino del Paiolo.

Questo il posto, questo il luogo, a due passi dalle meraviglie del castello di Vertine.

Stamani avevo voglia di farci due passi in questa piccola olivata di circa 6000 metri, con 207 piante, comprata lo scorso 19 dicembre da un vicino in vena di vendere terreni.

Ho controllato la quantità e la qualità delle olive, non sono tantissime, c’è il segno della mosca olearia in qualche oliva, ma non importa, non ho voluto fare nessun trattamento specifico, anche se vien un quintale in meno va bene lo stesso, ci viene quanto basta per consumo personale e familiare e per fare delle bottiglie da confezionare ed etichettare da regalare a qualche amico.

In fase di fioritura, vi erano tutti gli estremi per gioire e pensare di riempirsi di olio, poi le cose sono andate diversamente, il clima secco, arido, privo di pioggia che ha caratterizzato i mesi di maggio e giugno ha fatto si che alleghissero meno della metà delle olive e che nel prosieguo di una estate veramente calda, molte seccassero in pianta e cadessero, meglio, vorrà dire che si sono salvate solo coloro che meritavano di arrivare al frantoio.

In 207 piante mi contenterei di arrivare a raccogliere 6 quintali , al massimo arriverò a fare 100 litri di olio se le cose vanno bene.

La fase di maturazione è molto avanti, fra una decina di giorni sarei tentato di dare inizio alla raccolta se il frantoio fosse aperto e se la schiena me lo permette, in ogni caso ci sono babbo e Gianni pronti a dare mano per ogni evenienza.

Di cose su questo terreno quest’anno, ne sono state fatte, oltre ad acquistarlo, ho iniziato un’opera di recupero dei muri a secco, in alcuni punti erano franati e c’è voluta tanta pazienza e gioco di incastro di sassi per ritirarli su.

Poi ho iniziato a raccogliere i sassi e disporli in file al centro dello spazio fra olivo e olivo, in alcuni punti del campo, per quanti ce ne erano era difficile anche camminarci.

Quando ho iniziato a portarli via, non mi rendevo bene conto della mole che fossero, poi mettendoli insieme su un carrello agricolo da 20 quintali, portandone via 31 viaggi, mi sono accorto che ho tolto da là sopra la bellezza di 600 quintali di sassi.

Ora pare un biliardo, dopo le lavorazioni ne è riuscito qualcuno, ma niente che impedisca di camminarci o di lavorarci.

Fatto questo, mi sono fatto portare la bellezza di 180 quintali di letame, che ho sparso intorno alle piante con un sistema arcaico, faticoso, ma efficiente: una carriola.

In pratica ne è andato in media un 8,5 kg a pianta; ne avevano una necessità paurosa, erano stati lasciati un pò a se stessi sia con le concimazioni che con le potature negli anni passati ed avevano una fame di azoto da far paura.

Poi immediatamente la potatura, iniziata intorno al 3 di marzo, periodo nel quale si è sicuri o quasi che non arrivino nuove gelate a dar fastidio sui tagli freschi.

Alcune piante erano vere foreste, per ridargli un pò di verso e di parvenza di olivo, ci è voluto più di un taglio e qualche dubbio su dove mettere le mani per non togliere troppo legno, mi piaceva avere qualche oliva, in fondo alla stagione.

Poi, il tocco di fino, sul bordo della strada comunale, ho impreziosito il panorama con 5 barriques prese da una fattoria che non li usava, li ho ripuliti, protetti con vernice apposita, vi ho piazzato sopra delle ciotole, terriccio e piantato dei parigini, o ederina, che per tutta l’estate hanno ravvivato il posto.

La presenza di queste fioriere mi servivva anche per un altro scopo a dir la verità, proprio davanti al Campino fino a poco tempo fa vi era un cantiere edile delle dimensioni spropositate, avevano preso ad usare quel posto come posteggio e come scarico, la cosa non mi andava molto.

Qualcuno nella zona ha preso a chiamarli i tornelli, come quelli degli stadi, qualcuno ha ammirato il tocco di colore, qualcuno ha capito che servivano anche a impedire che vi entrassero mezzi di ogni tipo e andassi a chedere il permesso per entrarci ogni volta che ne avevo bisogno.

Comunque adesso il cantiere ha chiuso i battenti e si respira.

Al momento quel fazzoletto di terra è come si presenta nello foto poggiata qua sopra, è incredible cosa abbia prodotto questo sole caldino di inizio ottobre, è praticamente ricoperto a tappeto di quei fiori bianchi, di cima in fondo.

Qui si chiamano cavolacci, ma per il profumo che fanno, il panorama che rendono, il termine mi pare un pò troppo dispregiativo.

Quando saremo costretti a mettere il telo per la raccolta, mi dispiacerà camminarci sopra.

Ho comprato questo piccolo pezzo di terra soprattutto per amore di questo posto e per la posizione, domina i castelli del Chianti e ci sono degli scorci mozzafiato, un pò per sentimentalismo, era un terreno in cui lavorava il babbo quando era contadino della casa accanto, un pò perchè mi piace e molto l’olio buono, e un pò perchè mi piace molto meno il cemento, poi qualche volta ci sarà modo di tornare su questo.

Il nome che è stato dato al posto è nuovo di sana pianta dato che nessuno aveva mai avuto la bontà di battezzarlo, dando a Cesare quel che è di Cesare, devo dire che il titolo lo ha dato l’avvocata Federica Barone di Siena, che ha curato la parte burocratica della vendita, basandosi sulla piccolezza del terreno e sulla casa di Paiolo proprio lì accanto, mi suonava bene, è rimasto.

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