I vetri rotti e le finestre aperte di Villa Pagliaia

Il Granduca Ferdinando III Asbrugo – Lorena, quando era ospite della famiglia Bianchi Bandinelli nella villa di Pagliaia era “felice come un pisello nel suo baccello” per dirla con Ollio, data la bellezza della campagna circostante, la finissima aria, la delizia di un giardino dal quale si scorge il cardiologico insieme di mattoni e marmi bianchi di Siena sullo sfondo.
E’ per abbelllire il giardino che – il proprietario della Villa, nonchè Governatore di Siena – Giulio Ranuccio Bianchi Bandinelli, nota – in un magazzino comunale incui giaceva da tempo – “Il Mangia” ovvero ’l’automa che batteva il tempo nella campana sulla torre di Palazzo Pubblico.venne trasferito nella sua Villa di Pagliaia per ornare il lago. Era il 1824.
Quasi un secolo dopo suo pronipote Ranuccio Bianchi Bandinelli – venuto a conoscenza del fatto – volle ritrovare la statua nel lago quasi asciugato e venne rinvenuta in un fosso, ma priva delle braccia.
La statua venne quindi donata al Comune di Siena ed è visibile nel Cortile del Podestà.
Anche dal punto di vista enologico Pagliaia ha una storia lunga in termini di produzione di vino di pregio ecommercializzazione: la prima etichetta risale al 1895.

Allo stato attuale la Villa appare come un’anziana signora incipriata che ricorda malinconicamente i bei tempi andati, con un giardino rivitalizzato di recente rappresentanza, le reti al tetto per imedire la caduta a terra dei calcinacci in movimento, finestre con i vetri rotti o addirittura completamente aperte certo ricovero (in quelle antiche sale) di piccioni e uccelli notturni… guano di ogni genere.

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