
Niente può esprimere la sorpresa che si ha scivolando dolcemente verso il basso barcollando dalle curve degli opposti estremismi di dove nasce l’Ombrone.
Anche ben sapendo saldamente cosa si para davanti dopo la curva del Legno nero, il sussulto è ogni volta il medesimo: stupore, osservazione, poderi messi non a caso, qualche punta di campanile e poi si perde la foglia di quercia e l’ulivo e si apre il deserto rovente delle Crete appena orfane delle spighe.
La foto alla luce del tramonto non rende il tonfo melodioso di grazia che emana questa terra seduta per chilometri sotto le vene di cinabro e la saggezza pervinca del Monte Amiata, il gigante assorto.