La strana storia di un tetto puzzolente

il giorno della civetta

Per collocare la posizione geografica, non bisogna guardare verso il sole quando volge al Mezzogiorno, ma dove la “C” aspirata prende la sua forma più guazzosa, succube e servile.
E’ importante scandire bene le parole prima di iniziare il discorso per dare modo al lettore di farsi un’idea appropriata sul perchè il giorno della civetta scorra nelle arterie come i pattini sul ghiaccio senza bisogno di intimidazioni, ma di tronfi e beceri urlatori al servizio di piccoli, noti giocolieri che da sempre ostentano o gestiscono influenze.
Elenco allo stato brado di parole atte a certificare un sistema di tegole e guaina da cui piove cattivo odore.
Quei rapporti intessuti alla “Volemose bene” – che non vuole dire alla buona, o al limite alla ricerca del modo più pratico (onesto) ed efficente- bensì in quel modo puzzolente di relazioni che si traducono in favori fra intimi e si trasformano in benefici – per pochi – con pizzi, merletti e lavori da scozzare, mentre il resto si distingue fra dormienti, beceri o beneficiari.
C’è una Siberia dei sentimenti ancora più gelida di quella dove certa congrega era in uso mandare le persone che non gli erano nelle grazie.

Il salutare con animo sano anche chi ha il cuore bigio come uno spurgo, ma è sempre ipocritamente “integerrimo” – parola che piace e spesso ricorre – uso dar lezioni di stile e pulizia.

Secolarmente succubi dei pirati di passaggio, ipocriti fino al midollo, ganzi suprematisti paesani, raffinati innamorati di se stessi come nessun altro al mondo, il contrario di onesti.

I sempre cordiali vaffanculo.

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