Dacia Maraini al Santa Maria della Scala

“My vida” espressione in uso nel comune parlare dei latinoamericani per indicare una persona amata, un figlio o una figlia, una persona cara.
“Vita mia” è l’ultima opera letteraria della scrittrice Dacia Maraini, accolta a Siena nella gremitissima “Sala Italo Calvino” del Santa Maria della Scala.
Una conversazione condotta da Riccarco Castellana (professore di letteratura contemporanea all’Università di Siena) e dalla direttrice della Fondazione Santa Maria della Scala, Chiara Valdambrini, con letture di brani da parte dell’attrice Paola Lambardi.

Giappone 1943, memorie di una bambina italiana in un campo di prigionia, nella settimana in cui si celebra la Giornata della Memoria.

In quel periodo la famiglia del famoso antropologo Fosco Maraini, composta di tre figlie e della moglie Topazia, si trovava per studi in Giappone (paese alleato della Germania nazista e dell’Italia in camicia nera) e in occasione dell’8 settembre fu chiesto a Fosco e alla moglie di giurare fedeltà alla Repubblica Sociale, cosa che rifiutarono categoricamente ben consapevoli di cosa sarebbero andati incontro.
La famiglia Maraini venne rinchiusa in un campo di prigionia insieme ad altri italiani che rifiutarono Salò, considerati come traditori dai giapponesi.
Qui partono i racconti di una bambina privata della libertà e vissuta per quasi due anni da prigioniera fra stenti, fame e malattie.
Dal mondo esterno non arrivavano notizie, stando ai carcerieri le forze dell’Asse stavano dilagando in tutto il mondo (mentre per fortuna era il contrario) e una mattina dell’estate 1945 si accorsero che non c’erano più i carcerieri, misteriosamente scomparsi senza capire perchè, finchè non furono dei contadini nei dintorni che spiegarono loroo che il Giappone si era arreso e che la guerra era già finita da tempo anche in Europa.
Una storia che la scrittrice ha tenuto nel cassetto per tanti e tanti anni, prima di convincersi di portarla a termine e dare così alle stampe questa sua preziosa testimonianza con gli occhi di bambina.
” La democrazia è una cosa complicata – afferma la scrittrice – a volte si ha la sensazione che una persona sola – forte e totalitaria -semplifichi la vita, ma a quel punto le persone devono solo obbedire o ingraziarsi le figure che contano per averne prestigio o ritorno.
Il rischio della corruzione è alto, per cui per quanto imperfetta possa essere, la Democrazia è un bene da curare e preservare da tutti”.
La sala – commossa – saluta con un fragoroso applauso questa minuta e graziosa ragazza degli anni ’30.

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