La mostra di Gianni Petrioli a Palazzo Patrizi

Le mani e la testa che agiscono all’unisono, aggiungendo amori, ricordi, vita quotidiana e passioni.

Senza l’uso delle prime due all’unisono difficilmente l’azione e la parola si fondono e portano a risultati esaltanti nell’andare.
C’era una volta per le vie di Siena tanti artigiani e tanti intagliatori, ognuno dei quali con tanta maestria e ingegno riparavano una sedia o uno sgbabello, ma riuscivano anche ad innalzare la loro opera a qualcosa di più alto e artistico quando volevano… quando richiesto.
Gianni Petrioli frequenta l’Istituto d’Arte (nasce intagliatore) e poi la vita lo porta su altre vie meno artistiche ma di successo e coltiva sempre l’uso combinato delle mani e della mente in ciò che il quotidiano pone davanti.

Le passioni e i grandi amori non di spengono mai e le mani agiscono su assi di legno per essere un domani la base su cui lavorare e intagliare, per essere la base di un’altra opera con altra materia e storia artistica.

Non un drago, ma il Drago, quello del prato di San Domenico, di Camporegio, quello che molto spesso giunge vincitore al Bandierino e porta le bandiere cremisi, verdi, con liste gialle in giro, prima nel Campo.

Come si può vedere, il Drago è superbo, altezzoso e fumante, ma si arriva a questo con una base di terracotta, la copertura a cera e la fusione in pezzi diversi la limare, curare e assemblare fra loo per determinare questa sontuosa figura.
La mostra presso la Galleria Olmastroni di Palazzo Patrizi dura fino al 6 gennaio.

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