
Nella capitale europea del Blues, con anni di ricchi cartelloni dove si sono succeduti i massimi interpreti di questa vena musicale, vede la luce oltre quaranta anni fa un piccolo negozio di scarpe lungo la via che porta a Montepulciano.
Si chiamerebbe “negozio di calzature” in tempi moderni, ma è più rispondente al vero il suono verace di “scarpaio”, un negozio con lo stesso arredamento di allora, caldo, accogliente, in cui il proprietario è anche un punto di riferimento per scambiare due parole e un saluto.
Sovente Ezio porta il nipote in giro per la campagna e gli spiega come era la sua giovinezza, fatta di rapporti fraterni, amicizie, coltivazioni e piante che divenivano punti di riferimento nei racconti e di incontri fra la gente della Chiana.
Molte sono le Leopoldine abbandonate, disperse in campi o incolti o coperti di sola nebbia e di scarsi rapporti umani come i tempi attuali.
Ezio rimane un presidio di cordialità con la sua bottega piena di scarpe e di ottime occasioni per tutte le stagioni, uno di quegli ultimi posti prima di giungere negli abissi dei grandi centri commerciali.
Mi ha fatto bene al cuore leggere questo post…grazie
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