Inizia tutto in Inghilterra all’inizio degli anni ’80, quando dei talentuosi burloni, con pochi e semplici utensili quali corde e assi di legno, formano fra le spighe tutta una serie di cerchi dando fiato ai fogliacci da parrucchiera su ipotesi di atterraggi di dischi volanti.
Di quegli anni anche la burla dei tre livornesi che producono le famose teste di Modigliani e le mettono in un canale della città dove si presumeva che lo scultore le avesse gettate.
Anni vitali, vispi e divertenti carichi di fantasia e giochi senza frontiere le sere d’estate.
L’evoluzione dei tempi poi considera il grano una materia prima da far coltivare nelle parti del mondo dove costa meno produrlo. L’Italia, grande produttore ed esportatore di pasta, è il primo importatore di frumento e la custode di campi incolti.
Una delle bandiere italiane nel mondo: la pasta, è fatta da grano proveniente da ovunque.
Del resto anche dell’olio siamo i primi importatori al mondo di unto mediocre.
Poi, dato che i tempi cambiano e tutto è denaro, i cerchi nel grano diventano un veicolo pubbliciario di grandi marche che lo usano per la propria propaganda.
Arte e pubblicità si alimentano da sempre a vicenda basti pensare ai tanti pittori che creavano i manifesti ottocenteschi o i disegnatori che creavano i personaggi dei caroselli.
Arte, osservazione, idee e lentezza che si sposano male con la velocità effimera dell’oggi dove si crea per distruggere, dove si inventa una oggetto o un’idea che dopo cinque minuti è obsoleta.
Renzi è al governo da pochi mesi e pare sia in quelle seggiole dai tempi di Andreotti.
Una mattina di maestrale, serve questo per ascoltare la voce delle spighe di grano che mature, si toccano fra loro in un fragrante silenzio.









Ciao volevo solo dirti che non sei informato sui cerchi nel grano!
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Qualsiasi informazione sull’argomento è bene accetta Carmelo.
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