Per passeggiare fra gli ulivi e le vigne circondano il castello e poi nella piazza e nelle viuzze laterali e strette all’interno delle mura, la colonna sonora scandisce passi lenti e morbidi sulle lastre è una composizione al piano di Ludovico Einaudi abbellita dal canto struggente di rondini rigogliose.
La caratteristica forma circolare della cinta muraria e il “Monteriggioni di torri si corona” di Dante Alighieri nella Divina Commedia rendono immortale questo luogo dove è stato girata la dimenticabile antanata “Amici miei, come tutto ebbe inizio”.
Russi bianchi e larghi in ciabatte firmate dal primo che passa gironzolano sconsolati in cerca di qualcosa che luccica che non sia bellezza pura da ammirare.

Il pozzo al centro della piazza meta di foto ricordo, le signore alle panchine con l’uncinetto e gli occhiali spessi come un faro di ruspa per vedere di non sbagliare i punti delle tende, giapponesine ululanti verso gatti in pose medievali quando questi si vogliono solo lisciare i baffi e stendere la ciccia lontani dal sole.

In mostra la cinta muraria con i camminamenti per sviluppare l’orizzonte fra il Chianti e la Montagnola.

I soliti russi larghi e bianchi a cercare le firme in cirillico per il ripristino dell’armatura stagnolata e luccicante posta davanti alla vendita del vino e misteriosamente scomparsa.
L’assedio di girandole gialle da olio di semi tutt’intorno la piana d’arrivo alle mura, sorvolata da una rondine piccina che fischietta canzoni dei Beatles e guida col suo canto i pellegrini sulla Francigena.
A Monteriggioni non si incontrano opinionisti, ci si ristora al Bar dell’Orso e allevano i sindaci di Siena (come se fosse antani).