La recente scoperta di semi d’uva di 2000 anni fa in un pozzo a Cetamura, nella proprietà Badia a Coltibuono, potrebbe portare alla conoscenza di nuove scoperte che riguardano la viticultura e la storia del paesaggio nel cuore della Toscana. Lo sostengono la professoressa Nancy de Grummond, archeologa della Florida State University, direttrice degli scavi archeologici, e la famiglia Stucchi Prinetti, proprietari di Badia a Coltibuono.
Gli scavi, condotti sotto la supervisione della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana, arrivando ai livelli di epoca romana del pozzo (30 metri di profondità), hanno portato al recupero di decine di semi di uva, assieme a numerosi esempi di vita vegetale e animale databili intorno al I secolo d.C. L’acqua presente nel pozzo ha favorito l’eccellente conservazione di ogni sorta di materiale organico permettendo quindi ogni tipo di analisi, fatto non usuale in scavi e siti di superficie.
”In realtà dei semi di uva erano già stati scoperti a Cetamura – precisa Nancy de Grummond, riferendosi a esempi di semi bruciati trovati in sacre offerte etrusche – ma erano carbonizzati e non avevano permesso indagini circa le varietà di uva. Grazie a tutti questi nuovi esemplari, ci sono reali possibilità che gli scienziati possano identificare il Dna e raccontarci molto circa la viticultura e il consumo di uva nel periodo romano”.
I campioni sono stati affidati al laboratorio del professore Gaetano Di Pasquale dell’Università Federico II di Napoli, dove Mauro Buonincontri, dottorando e membro del gruppo di lavoro di Ichnos, condurrà analisi appropriate.
I semi sono stati trovati in associazione ad artefatti romani di evidente datazione nella prima metà del I secolo d.C. assieme a frammenti di stoviglie in ceramica e ad una abbondanza di ossa di animali che vanno da maiali, mucche, ovini, caprini, a polli (compresi speroni di gallo) e altri uccelli non ancora identificati, tutti i reperti ora sono sotto lo studio della ricercatrice Ornella Fonzo di Cagliari.
Sono stati rinvenuti anche resti di orzo, olive, noci e di legname. Particolarmente interessanti sono i frammenti di una brocca in ceramica che sembrano essere rivestiti di resina, il che suggerirebbe che i romani di Cetamura potessere bere una specie di ‘retzina’, fatto non inusuale nell’antichità quando i contenitori utilizzati per spedire il vino spesso erano sigillati con tale materiale.
Chissà che esperimenti ci tira fuori il Dottore….
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Chissà se prima o poi si riuscirà a bere del vino d’epoca, tipo il Falerno che beveva Catullo.
A proposito di Falerno, sono andato a vedere su wikipedia e ho letto che Plinio mugugnava perché questo vino stava peggiorando di qualità dal momento che era «in mano a gente che bada più alla quantità che alla qualità».
Anche allora c’erano produttori che badavano alla qualità altri che si preoccupavano solo di vendere.
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Come li invidio quelli che vanno a ravanare nel nostro passato!
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Mi emoziona questa ricerca e mi emozionerebbe pensare di dover toccare semi di unva di millenni passati.
Se poi si dovesse scoprire che a Cetamura (insediamento etrusco) in epoca romana si faceva vino e i semi di uva lì trovati fossero di alicante bouchet o cabernè finirò per farmifrate buddista in California.
Bischerate a parte, mette i brividi questa cosa, siamo seduti, (adagiati) su un patrimonio storico culturale che documenta la produzione di vino in questa zona che andrebbe urlata e magafonata.
Poi come dice Gian Marco anche ai tempi di Catullo c’erano le scarpe a punta che vendevano antani.
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Caro Pagliantini, in California c’è un convento di Premostratensi (come quelli che stanno a Sant’Antimo): ti consiglio di accodarti a loro, sono cordiali, cantano che è una meraviglia (vedi Sant’Antimo), gli garba il vino. Prova lì.
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Vediamo di scoprire che tipo di uva si tratta per non dare da subito la soddisfazione ai tanti mi vogliono bene di andare in esilio in California….. se poi davverò risulterà dalle analisi che si tratta di semi di alicante bouchet entrerò nell’ordine dei frati cantanti che mi hai suggerito…… però non conosco il latino.
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Importante è che tu sia intonato
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Sarebbe super se anche i ragazzini/ragazzi di Gaiole facessero una capatina in quel luogo!!
Qualche anno fa il Comune o chi per lui aveva organizzata una camminata con partenza da Gaiole in bus fino al bivio di Cetamura, visita agli scavi e rientro a piedi su Gaiole con sosta (salumi, formaggi etc) a San Donato.
Anna Maria
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