Il cavaliere inesistente

“Sotto le rosse mura di Parigi era schierato l’esercito di Francia.

Carlomagno doveva passare in rivista i paladini. Già da più di tre ore erano lì; faceva caldo; era un pomeriggio di prima estate, un po’ coperto, nuvoloso; nelle armature si bolliva come pentole tenute a fuoco lento.

Non è detto che qualcuno in quell’immobile fila di cavalieri già non avesse perso i sensi o non si fosse assopito, ma l’armatura li reggeva impettiti in sella tutti ad un modo……..”

Italo Calvino

Il cavaliere inesistente

Editore Garzanti 1986

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0 Responses to Il cavaliere inesistente

  1. Avatar di Laura Laura ha detto:

    Mi è presa voglia di rileggere quel magnifico libro

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  2. Avatar di silvana biasutti silvana biasutti ha detto:

    La prima riga – oggi, chissà perché – mi rimanda a “Sta Federico imperatore in Como…”

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  3. Avatar di Andrea Pagliantini Andrea Pagliantini ha detto:

    Scusa l’ignoranza Silvana, ma non ci arrivo a questa frase….. è grave?

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  4. Avatar di silvana biasutti silvana biasutti ha detto:

    E’ l’inizio de “La Canzone di Legnano”, te la puoi andare a leggere con Google, in cui Carducci canta la rivolta dei milanesi all’imperatore (Barbarossa). Non so come, ma i tempi che corrono, l’incipit calviniano “sotto le rosse mura di Parigi…”, la metrica usata dal Carducci – che riprende quella delle “chansons de geste” – che incita all’azione (la metrica, ma anche il contenuto), tutto mi ha fatto venire una voglia giovanilissima di scrollarmi i parassiti e i cantastorie (contaballe) dalle spalle Di togliere di mezzo tutti quelli che fingono di non sapere e di non vedere la genìa che manda a rotoli questo paese….Troppo rivoluzionario, il tutto? Forse, certo però che bisognerebbe aprire gli occhi, prima che sia tardi.
    Invito tutti alla lettura de La canzone di Legnano, con Google è subito lì.

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  5. Avatar di Andrea Pagliantini Andrea Pagliantini ha detto:

    Tutto è rivouzionario se si ora dire qualcosa di diverso dal credo onnivoro dei conti e del sentirsi in colpa per averli messi al verde… ma io ricordo per me stesso di non aver partecipato al banchetto o di aver declinato se invitato.
    E poi Silvana c’è il Carducci che mal lo reggo, non per colpe sue sia chiaro che non son degno di legargli una scarpa, solo che quando sento la poesia dei cipressini alti e schietti in duplice filar mi vengono in mente tutti quelli piantati a minchia errata ovunque e penso a quanto era bella la Toscana quando non era la brutta copia di se stessa.

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  6. Avatar di silvana biasutti silvana biasutti ha detto:

    Ti raccomando grandemente la lettura della suddetta Canzone, che ti assicuro non è né melensa come “i cipressetti”(ma chi li ha resi melensi?!), né tanto meno una ‘canzonetta’.
    La summenzionata è un inno – divinamente scritto – alla riscossa della dignità, all’affermazione del proprio vincolo al territorio a costo della vita. E i riferimenti ‘nordici’ divengono universali: leggitela (io me la sto re-imparando a memoria: si sa mai!).

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  7. Avatar di Andrea Pagliantini Andrea Pagliantini ha detto:

    Mi riprometto di leggere la canzone con calma cara Silvana.
    I cipressetti sono stati resi melensi da una categoria di gente affascinata dal falso mito della Toscana che sta purtroppo diventando una caricatura di se stessa e se sbarcheranno anche i russi aspettiamoci delle disneiland che neanche gli americani avrebbero saputo concepire.

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