Scendo in campo

Espressione usata dal babbo di Benigni ogni qual volta si presentava l’esigenza di funzione fisica non avendo il bagno in casa, poesia con foglia di bietola o di vite, mai con l’ortica.

Altri tempi nei quali le parole erano semplici e racchiudevano un gesto di vita quotidiana fatto da chi lo faceva e ne diceva.
Bere non era degustare, il vinsanto non era da meditazione, zappare era fatica, lira non era euro e trombare era rimuovere la fondata con tubo curvo dentro una bottiglia.
La musica è cambiata, nuove generazioni di lubrificatori delle zolle coniano termini per fatturare la necessità di presenza: gestione della chioma, vendemmia verde, Ruby è la nipote di Mubarak, le patate non si sbucciano ma si pelano, occorre fare sistema nei protocolli d’intesa davanti una telecamera.
Tagliare l’erba diventa gestione del verde a diacere….. faceva bene il babbo di Benigni a scendere in campo nella forma che ai suoi tempi non lasciava dubbio alcuno su cosa si fosse lasciato dietro……….. ai giorni nostri si è rivoltata tutta avanti.

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0 Responses to Scendo in campo

  1. Avatar di Ci Ci ha detto:

    Sono una bellezza questi luoghi e quel gattino è sempre più bellino e simpatico.

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  2. Avatar di ag ag ha detto:

    Mira che lavorino hai fatto nell’oliveta….

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  3. Avatar di Andrea Pagliantini Andrea Pagliantini ha detto:

    Ricordi ag quel sabato mattina dove c’era quel bischero giù in fondo all’uliveta a fare chissà cosa?
    Ecco il risultato.. non mi pare venuta male…

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