Come dice Paolo Cianferoni, è la festa – vetrina del Chianti Classico dove si racchiudono l’insieme dei trattori si ingolfano, le nebbie basse di settembre, le mani informicolate di forbici, le cimature delle chiome, chicchi sbriciolati nei refrattometri, gli scrosci nelle tinozze, luci accese di noiosa burocrazia da compilare, rimontaggi, bottiglie da ripienare, la grafica delle loro vesti, le scarpe strette ad assaggiare……..
Una sintesi delle situazioni precedono le bottiglie sturate alla Leopolda, palcoscenico delle viti di un territorio parecchio ampio e variegato.
In libera successione senza valenza di classifica e virtù della terra chiantigiana Badia a Coltibuono, I Fabbri, Caparsa, San Giusto a Rentennano, Ispoli, Villa Geggiano, Borgo Scopeto, Monteraponi, Bibbiano (e ne riparlo) Castellinuzza, Val Delle Corti, Cacchiano, Ormanni.
La sorpresa sta nella piccola Le Miccine, rinata e con dei vini piacevoli e dalle qualità di crescita nel tempo promettenti.
Bibbiano sono stato un bischero stellare a non essermi ricordato di assaggiare, ma nella lista sopra non può mancare.
Ti ricordi cosa è quel 15% di altri vitigni de Le Miccine. Ho assaggiato solo il 2008, non mi ha convinto molto, purtroppo saltato il 2009
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Si, te lo racconto ben volentieri perchè si è trattato di una realtà che mi ha sorpreso molto e in positivo.
C’è stato un cambio di rotta e il 2008, frutto di una precedente gestione è stato solo messo insieme da Paula che si occupa da poco dell’azienda.
Il 2009 non era malvagio, il 2010 lascia capire un bel futuro in un luogo in cui le maturazioni non sono per niente facili.
Se non erro il 15% è canaiolo e merlot
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No, il 15 per cento delle miccine e’ malvasia nera, merlot e colorino.
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Anche il Vermentino portato dalle Miccine non era male….Un bianco nel tempio del rosso, da tenere sottocchio! 😉
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Ciao Andrea,ci siamo intravisti, credo. Questo “mercato del bestiame”rappresentato dai vini e le facce dietro e davanti i tavoli a queste manifestazioni lo trovo sempre un po’ alienante. Chi produce vorrebbe trasmettere il valore del proprio lavoro usando parole che sono sempre inadeguate, i vini invece, specialmente quelli veri invece richiederebbero un’altro ambiente per essere ascoltati. In ogni modo è finita anche per quest’anno.
Grazie a Dio posso tornarmene in vigna a potare.Ciao.
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Buongiorno Andrea, belle foto…..
uno come te che si perde Bibbiano? A parte che il Montornello 2005 lo considero una pietra miliare (e mi inc….. perchè a Siena non lo trovo da nessuna parte) , dei nuovi mi hanno detto gran bene.
E i fratelli Boscu? Dopo un 2006 straordinario come sono i loro nuovi?
Coltibuono 08 sempre un gran classico,anche se un pelo di struttura in più non guasterebbe. E San Giusto? il loro 2007 non mi aveva entusiasmato
I’ Braga che diceva?
In questo contesto, la ragazza de Le Miccine mi convince poco…..
Last but not least, mi dicevano di un Cianferoni sugli scudi..
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e vogliamo dire che a questo giro c’era anche la principessa pignatelli? poggio delle rose 2006 era una roba da pianto. lei dice che è il vino delle donne e lei era troppo carina, spaesata dalla confusione, faceva foto a tutto e a tutti
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E io dico che il loro 96 bevuto con illustri (e assidui bloggisti) commensali ha stra-stracciato il Monprivato 2005. Chapeau, Madame.
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ora che quel cialtrone del Campinoti si possa definire illustre :-)…….per il resto confermo……tuttto quanto detto da altri/e…..compreso castell’in villa…un vino e la principessa Coralia, che sembrano usciti da una fiaba…..
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Andrea, se non ho capito male parlavi del colorino e aspettavi solo la correzione… giusto?
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@ Filippo
lo dicevo ieri sera con Liz che avevo scritto canaiolo invece di colorino e sarei stato corretto perchè si deve sempre stare attenti a ciò si dice e si scrive… ciò è successo, la malvasia nera m’era proprio passata invece.
Altra parentesi sulle Miccine che mi chiede ag, è chiaro, non arriverà a fare vini come Caparsa o altri citati però da non tenerli in bocca come succedeva a trovarli piacevoli e ben fatti il passo è grande.
@ Cristiano
s’è parlato più di prosciutti da salare che di vino, ma in una bolgia come l’anteprima lo sai da te…. ci vedremo a Vertine prima o poi.
@ ag
Bibbiano l’ho padellato ma anche così a occhi chiusi sono lo stesso nella lista dei notabili, non ci piove.
I Boscu di Villa Geggiano se ne parlava insieme a cena da una comune amica e ieri sera che l’imponenza dell’alcol sovrasta il vino e stanno prendendo accorgimenti con la potatura, gli igt sono piacevoli per l’estero, il Classico è buono se lo rendono come hanno intenzione di fare meno muscoloso e più facile alla beva diventa ancora più notevole.
I Braganti aveva una fila come all’ingresso dell’Onda per entrare in piazza il giorno del Palio per assaggiare il su vino, ma se lo merita ampiamente.
Paolo Cianferoni oltre a fare vino da applausi dovrebbe essere patrimonio dell’Unesco per simpatia e l’esser rimasto come era il Chianti anni addietro.
@ Francesca
il vino della signora Pignatelli ci sta tutto nella lista sopra, confesso di non riassaggiarlo dall’annata 2006 ma conosco l’azienda essendo partito nella mia “carriera” vinaria proprio nell’azienda accanto: Pagliarese e avendo avuto dei siparietti simpatici con lei quando mandava il trattorista a prendere il traspallet per caricare i pancali.
Castell’in Villa non si discute e prendo spunto dal tuo intervento e da quello di ag per andarci a fare un giro da quelle parti.
@ Michele
Campinoti? O di che parli? Fa Brunello, un c’era mica all’anteprima!!!
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A me il bianco di Parabuio non e’ dispiaciuto per nulla..
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..complimenti x le foto e per tutto…ma la foto del”galloverde” anche se non c’era..l’era meglio !..per sicuro so che forse uno o due giornalisti si sono interessati e poco più di una decina di ”operatori” tutto qua..
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In puntas di piedi (la “s” mi è scappata, ma mi pare che ci stia bene) in questo blog, che frequento dacché me l’ha insegnato Vita, e che trovo – ehi Pagliantini!, non so come adeguare il codice milanese a voi senesi, per dirti il senso di freschezza che mi dà! – carinissimo (è puro milanese e vuol dire grandemente positivo).
In punta di piedi per dirvi tutto il piacere (e conseguente gratitudine) per quest’uscio socchiuso sul mondo del vino: si intravede la vigna, si sente l’ansia e persino la fatica, e s’incontra pure (se non ho inteso male) qualche nobildonna vera che non se la tira…
I fratelli Boscu fanno un vino che mi piace molto molto; tra quelli che ho letto qui sopra ho riconosciuto alcuni produttori assaggiati negli ultimi dieci anni – quando mi sono un po’ avvicinata al vino inteso come mondo -, di Cianferoni ho una bottiglia acquistata alla cantina del Brunello, consigliata da Federico, ancora avvolta nella carta dell’acquisto e aspetto ancora per berla – magari nel frattempo scopro che faccia ha Cianferoni, così quando assaggio me lo ricordo.
Il vino è proprio come un libro, e quando un libro è bello ti fa più ricco con le storie che racconta.
Complimentissimi.
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Io al banco d’assaggio dell’olio ci sono passato eccome. E oltre a costituire una graditissima pausa per un palato reso esausto dagli ant(oci)ani, ho fatto un paio d’incontri molto interessanti, intendo dire con la materia piu’ che con le persone. E’ vero: era abbastanza poco cacato. Ma questo va a disdoro dell’ignoranza diffusa in materia piu’ che del prodotto in se’.
Sul gallo verde avrei una storiella che forse pero’, visto soprattutto il clima un po’ teso di questi giorni attorno alle materie del Consorzio, e’ meglio che non racconti.
Silvana, a parte alcuni ringhiose esternazioni di rigore all’indirizzo meneghino in voga su questo blogos, nessuno dimentica che come e’ terra di cumenda e’ terra anche di Jannacci. Come ha dato i natali a fenomeni come i peggiori -ismi del ventesimo secolo, e’ stata pure la terra di un grande come Gadda. E, come diceva il prence partenopeo, ho detto tutto (ma che ho detto?).
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…ma filippo cintolesi non è nè giornalista ne operatore..o meglio operatore sì ma ”sul campo ed in cantina ”..io intendevo dire che proprio dal gallo verde non c’era anima viva..quasi un enorme abisso separava l’olio con il vino…eppure doveva essere anche la collection dell’olio quest’anno (finanziamenti a pioggia regionali)..nell’altra ala vi erano un ”tentativo di spiegare la differenza degli oli dop da quelli ”globali”..ma da come mi hanno detto..”fiasco e assenteismo quasi completo”…
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@ Silvana
se vuoi vedere Paolo Cianferoni in volto, lo trovi nella prima foto in alto a sinistra. Grande personaggio chiantigiano, grande produttore di vino.
Sai bene non ce l’ho con i milanesi in quanto tali, solo con quelli se la tirano e vogliono fare bella figura spendendo poco assatanati di soldi e basta.
Ci conosco diversa gente e non mi pongo certo il problema di dove sono, sono amici e non milanesi.
@ Mario
dispiace dirlo, ma in una manifestazione del genere, l’olio finisce per fare da comprimario, succede sempre così.
Il panorama chiantigiano però se non ci fossero gli ulivi sarebbe ben poca cosa e nessuno lo vuol capire tranne di novembre quando c’è il piacere dell’olio nuovo.
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I Boscu so’ ganzi, i loro nonni lasciarono i poderi ai contadini.
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Era l’epoca di Ranuccio Bianchi Bandinelli, ideali, sogni, speranze… mica l’epoca di cicchitto e gasparri.
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Monteraponi b.ugo 07. finchè in botte è stato assaggio dell’anno. Vedremo se in bottiglia ritroverà velocemente la stessa maschia piacevolezza
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A rigor di logica un vino superbo come il Baron Ugo 07 non può che migliorare.
Bisogna solo dargli tempo di riposare dal trauma dell’imbottigliamento e farsi le ossa nel vetro dei bei mesi.
E’ uno dei più bei vini ci sia in giro nel Chianti Classico.
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Lo so, lo so 🙂 Ma dispiace perderne la piena forza, anche se solo per pochi mesi… 😉
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E’ questione d’aspettare, con il vino ci vole anche la pazienza del tempo che passa e lasciargli il tempo di fiatare.
Anche gli inchiostri neri e densi vogliono il loro tempo di riposo dopo l’imbottigliamento…..figurati il vino parecchio bono come il Baron Ugo.
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