In tempi in cui il valore economico di vino ed uva è ai limiti dell’agricoltura di sussistenza è curioso il fenomeno della ricerca ossessiva di vigneti da prendere in affitto indipendentemente dalle condizioni, dalla grandezza, dalla produttività.
Vigneti vecchi e marginali iscritti all’albo docg ma che per età, stato di incuria o lontanaza da qualsiasi corpo aziendale vengono ricercati abbondantemente come fossero pane in epoca di carestia.
Di certo, non servono per i giochini di carta in cui da una vigna priva di produzione, si riempie con uve di fuori con denominazioni semplici e località lontane.
Il momento economico in cui i prezzi della materia prima o del vino sono bassi e il rischio che comportano simili giochini in un’epoca in cui basta mettersi a sedere al pc per vedere dall’alto la situazione di vigneti sicuramente scoraggiano qualsiasi operazione riempitiva.
E allora, quale interesse muove la ricerca mai venuta meno di vigne vecchie, balorde, improduttive?
Un interesse: l’edilizia.
Come? Basta avere un bimbo in età compresa fra i 18 e un giorno prima dei 40 anni per creare un novello coltivatore diretto che avrà diritto, se vuole, a crearsi i suoi annessi, i suoi locali di trasformazione e a percepire un abbondante sovvenzione a fondo perduto.
Costruire adesso, dopo troppa allegria permissiva non è facile, lo si ottiene facilmente se ci si inventa imprenditori agricoli e si dimostra di iniziare un’attività.
In fin dei conti l’attività agricola, il vino e l’olio buoni da imbottigliare e commercializzare non diventano più lo scopo e il fine, ma il mezzo per tirare su muri e tetti in luoghi in cui la proprietà immobiliare ha un grande valore nonostante la crisi vinaria.
Ragionamenti fatti vedendo, guardando, conoscendo come gira il mondo, supposizioni ed elementi allineati, il tempo poi dirà la sua.
Andrea ma non c’era una legge regionale che riguardava l’edilizia sui terreni agricoli che prevedeva sì la possibilità di costruire per esempio locali tecnici cioè annessi, cantine ecc…però al momento in cui si verificava un cambio di gestione o decadevano i requisiti dell’imprenditore si aveva l’obbligo di addirittura demolire tutto e ripristinare il territorio!! Praticamente non sarebbe più consentito il cambio di destinazione degli annessi agricoli e la cosa mi pare incredibile e in qualche modo allucinante contemporaneamente, ma forse mi sto sbagliando! Ne sai qualcosa a proposito ? Saluti
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Lo so che biasimi ma, per me, quest’idea di una vigna e vino da fare, resta un sogno laggiù nel fondo di un cassetto riempito di stress e fatica di lavorare in un mondo sempre più agonistico. La campagna sarebbe l’antidoto…
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@ Cristiano
quanto dici è inappuntabile e vero.
Si possono costruire annessi, magazzini, locali di trasformazione se si dimostra di essere IAP e non vi sono possibilità alcune di trasformare in un secondo tempo la destinazione d’uso dei locali come fino ad ora è stato allegramente fatto in troppi casi.
Consentire a chi svolge vera attività agricola di crearsi le strutture è più che giusto e doveroso, però l’esperienza mi insegna che da queste strutture si fa alla svelta a destinarle ad altro senza rendere conto a nessuno.
Chi mira a costruire adesso, lo fà non per vocazione agricola, ma per speculare e avere quanto più possibile le scarpe posizionate sul filo delle regole.
Non mi si voglia far credere che uno stuolo di figli di professionisti o legulei mira come pare a diventare coltivatore diretto….
Poi, hai mai visto buttare giù niente di abusivo te? Io ancora no.
Le destinazioni dei locali poi chi le controlla?
Ho visto annessi rurali affittati a stranieri in vacanza, diventare vendite dirette, abitazioni vere e proprie, uffici di attività che con l’agricoltura niente hanno a che fare.
Erano 80 metri scarsi da recuperare, sono diventati 400 con un valore lasciamo perdere quante volte moltiplicato.
A dispetto di quanto dice la legge regionale, non sono tranquillo perchè ne trarrà giovamento solo chi non ne ha bisogno e non ha voglia certo di fare agricoltura.
@ Desian
la campagna è bella e non si discute, diciamo che il momento è poco propizio per inventarsi un’attività agricola e far vino cominciando da zero.
Poi quando vedi la burocrazia che c’è dietro per partire e per starci, te la scordi la poesia e cominci a sognare la Patagonia.
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