Alessandro e Simona Tofanari, uniti nella vita, nel vino, nei gatti e nei cavalli.
Si sale una strada a sterro con San Gimignano e le sue torri che si perdono e si ritrovano dietro ogni dosso e ogni curva, là, sullo sfondo come un’antica Manahattan.
Scalda il cuore sapere quali vitigni abitano le terre, sapere che quando la moda dei francesi impazzava gli igt grassi che tiravano prezzi folli, hanno piantato Vernaccia 100% per il bianco, Sangiovese, Colorino e Ciliegiolo per il Chianti.
Compaiono due bicchieri e un cavatappi e si gira la cantina a mettere nel vetro la tenacia e la fatica di Alessandro e Simona.
C’è il Chianti 2007 che mostra tutto il suo carattere brillante da vero granducato, con profumi avvolgenti di frutti rossi e con in bocca quella vena non ruffiana del sangiovese accompagnato da un tocco di ciliegiolo.
C’è un rosato da salasso di quelle uve che incanta per freschezza di profumi e per piacevolezza.
Il 2008 è in divenire fra legno e inox, promette bene, con un carattere morbido rispetto al precedente, ma ha ancora la necessità del tempo.
La Vernaccia 2006 è come trovare nel bicchiere l’anima dei “maledetti toscani” avvolge e coinvolge, riempie le narici di ginestra, banana, una vena di salsedine dei luoghi a me cari in un sottofondo.
E’ un vino che invita a bersi e lascia intravedere quanto la realtà del campo e lo starci siano più importanti dei discorsi intrisi di teorie e di quanto il loro sia un accompagnare l’uva nelle condizioni migliori ad una trasformazione sana, lontana da empiriche pratiche alchemiche di cantina fatta con bilancine di precisione.
Una bella e piacevole scoperta questa etichetta dipinta di viola e verde pastello come l’interno della loro cantina, una simpatia di volti, piedi per terra che per istinto, capacità e passione li porterà lontano.







Mi stupisce la ricchezza del tuo commento alla vernaccia, sarà che io non l’ho mai amata e non la amo. Ma certamente sarà un mio limite. Invece adoro i bianchi del sud tirolo. E qualche meridionale. Niente da dire invece su sangiovese e ciliegiolo. Il montepulciano poi…………. ah!
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Quando parlo di un vino, non odoro solo il prodotto nel vetro, ma annuso anche il contesto, guardo le mani, cerco di leggere cosa c’è dentro oltre all’uva, e questa deel 2006 è una Vernaccia non comune.
Il Montepulciano poi dove? In Abruzzo o in Toscano ….. o altro?
Di meridionale a me non dispiacciono alcune etichette di Calabria, c’è un’azienda che fa un vino con sangiovese e nerello che è una bontà, nel blog ne ho parlato.
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Montepulciano? Abruzzo! Ma anche qui da noi non lo trattano male………
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Commento ambiguo, a dir poco, maligno…… in Toscana il Montepulciano di lì non dovrebbe esserci..
Per stare sul post, poi dico che il Colorino non è un vitigno da disprezzare, ha la dote di essere neutro e non condiziona i vini nel sapore, diversamente ad altri vitigni coloranti che negli ultimi anni vanno tanto di moda.
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Buongiorno.
Andrea mi perdoni l’appunto ma è Manhattan “una moderna San Gimignano” e non viceversa.
Buona giornata.
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Appunto più che giusto AG, ho fatto un dono agli americani, non volendo.
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anche se non ci capisco molto in fatto di vini, ma i bianchi mi piacciono, posso dire che la vernaccia della Castellaccia è eccellente e si lascia bere magnificamente ed è fatta con amore!
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