E’ un’opera giovanile del grande pittore del trecento Simone Martini, conservata nella Pinacoteca di Siena e proveniente dalla Chiesa di San Bartolomeo a Vertine.
E’ il dipinto fra i più conosciuti e pubblicati su cataloghi di storia dell’arte di ogni parte del mondo.
Non ho conoscenze tecniche quindi rimando giudizi e informazioni sulla tecnica di pittura e sul come siano stati ricavati i colori ancora adesso così brillanti a chi ne sa e passa su questo blog.
Lo strano di questa pittura è che un’opera di un artista senese sia in un borgo fortificato della Repubblica Fiorentina come lo era Vertine all’epoca.
Su questo e altri interrogativi, ho chiesto lumi ad Enzo Centri, studioso ed appassionato di cultura, arte e tradizioni del Chianti che, con la sua proverbiale calma, ha risposto alle domande con vera competenza.
Intanto è già un rebus capire quando questa opera è stata attribuita a Simone Martini e visto il suo grande rilievo artistico e non solo è stato deciso, saggiamente, di portarla alla Pinacoteca.
Ci sono tre versioni, la prima, e la più accreditata è nel primo dopoguerra, la seconda intorno agli anni ’60, la terza, dopo il 1978, anno nel quale morì l’ultimo prede del castello e mai più sostituito.
Vertine è sempre stato un posto controcorrente fin dall’antichità, tanto è vero che offriva soggiorno e accoglienza agli esiliati senesi e addirittura anche ai fiorentini un poco ribelli.
E Vertine, in quel periodo era sotto la Repubblica di Firenze, è bene ricordarlo.
C’è una lettera del 1300, della repubblica Fiorentina, indirizzata all’uomo di fiducia in zona, un Ricasoli del Castello di Brolio, in cui si consigliava all’antenato del Barone di Ferro, di trasferirsi ad abitare all’interno di Vertine per via di gente fuoriuscita da Siena che viveva con donne intorno al castello.
Come detto, qui trovarono rifugio persino esuli fiorentini, compresa una parte stessa della famiglia Ricasoli,( i Ricasoli di Montefienali) invisa al potere centrale di Brolio, vi trovò rifugio e il popolo di Vertine, invece di consegnare i fuoriusciti all’esercito fiorentino, si chiuse dentro le mura e sostenne un assedio lungo sette mesi e concluso con la rinuncia dei militari al loro proposito.
Questo per marcare il carattere tenace, fiero e generoso, fuori da ogni convenzione degli abitanti di Vertine e dei loro discendenti, anche dei pochi rimasti attuali.
Generosi e leali, ma combattivi e guerrieri per far valere le proprie ragioni e le proprie convinzioni.
Un grazie particolare, va al personale della Pinacoteca di Siena, per la gentilezza, la competenza e la possibilità di fotografare il dipinto nel pieno rispetto delle regole.
In una foto,(la terza in ordine di successione) il riverbero della luce può dare adito al fatto abbia usato il flasch, garantisco si tratta di un riverbero delle luci che illuminano la stanza, che cade sul dipinto.


















é bellissima, peccato che non sia più nella sede naturale
Di Simone Martini ora inizio ad avere dei dubbi! ma prima ero convinta che il caro pittore, fosse un filo conduttore della mia vita, dal Palio in là, studio, e casa.
che ti pare?
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Invece è bene sia stata ricoverata presso i locali della Pinacoteca, visto lo stato di conservazione della Chiesa di Vertine.
I dubbi sono sul fatto che sia un autentico Simone Martini, o sul fatto che sia una costante nella tua Vita?
Io dico che ti porta solo del bene questa comunanza stretta con il pittore, Palio, Studio, adesso casa…….
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il mi figliolo l’ho chiamato Simone….un saremo mica un pò strulli?
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E perchè mai? E’ sempre meglio che battezzarlo Cristofer, Jonatan e altra paccottiglia simile..
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e se fosse stata una bimba “GAIA” come la nostra bella fonte
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Bel nome che sa di acqua e celeste, non a caso, la fonte in questione ha certi colori familiari
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