Il Bollettino della Vittoria e il pecorino trombarolo

Alla luce dei tempi correnti, non saranno in tanti a ricordare che il 4 novembre per l’Italia terminava quella immane tragedia senza precedenti della Prima Guerra Mondiale e nell’ enfasi del momento (dopo averne buscate parecchio a Caporetto) il comandante in capo dell’Esercito, il generale Armando Diaz emanò il Bollettino della Vittoria: “Comando Supremo, 4 novembre 1918, ore 12; Bollettino di guerra n. 1268 La guerra contro l’Austria-Ungheria che, sotto l’alta guida di S.M. il Re, duce supremo, l’Esercito Italiano, inferiore per numero e per mezzi, iniziò il 24 maggio 1915 e con fede incrollabile e tenace valore condusse ininterrotta ed asprissima per 41 mesi, è vinta…”
Da allora quel testo dettato dalla retorica dei tempi è stato riprodotto su altari, targhe, travi ecc. e merita rispetto, soprattutto per la mole di persone di ogni nazionalità che è stata rubata dai campi e condotta di fronte al fuoco di una mitragliatrice da generali sadici e classisti.
A Passignano sul Trasimeno il Bollettino della Vittoria è riprodotta su una facciata all’ingresso del centro storico, ma si fa fatica a notarlo perchè affogato dai cartelli di un locale che propone ai propri clienti “Pecorino trombarolo” e “Cojoni di mulo”.
L’elenco delle persone di Passignano che hanno perso la vita durante la Prima Guerra è tetro e lungo, ci sta che l’economia conti più della storia e abbia più valenza una fetta di cacio che una targa ricordo in questi tempi cupi.

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