Cena dei Mille nel viale dei cipressi di Bolgheri

cena cipressi bolgheri

Serata mondana di gran classe quella svolta nei giorni scorsi fra i “cipressi alti e schietti che in duplice filar van da Bolgheri a San Guido”.
Dame fresche di carrozzerie in sgargianti panneggi, giovani cavallini rampanti (nei regolamentari mocassini senza calze, camicia bianca, calzoni da acqua in casa, giacca blu da magazzini pisani) e nobili araldici attempati, scarpe a punta limate per l’occasione della grande cena sulla linea di mezzeria per mille eccellenti invitati presi dalla drammatica possibilità che non vi sia stampa (cartacea e televisiva) a ritrarre che c’erano… preoccupazione vana.
Mancava l’in quel momento Ministro della Cultura preso da altre bocce da stappare, era presente chi si occupa della Sovranità Alimentare, sempre ben accolto da chi evoca i propri gagliardi avi.
Cipressi curati nei giorni scorsi con autobotti di lacca per capelli per evitare che disperdessero pollini sgraditi e si intromettessero fra i raffinati tannini, narici allergiche, panzanelle tropicali, dove al posto del cipollotto era stato immesso il frutto della passione intinto di tre gocce di aceto aromatico prodotto in limitata serie nella gestione precedente di San Rossore.
Serata bella, elegante, di gran classe, con il lontano sentore di violini d’autunno, conversazioni brillanti, filosofia, colta estetica del cartone da tre e della radica di ciliegio o noce per la magnum, centenario di Puccini fra preoccupazione per l’introvabilità del caviale russo per note vicende e il rigatino che la lavandaia non stira a puntino, per andare a coricarsi come si conviene.

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