I tre giorni del Condor sulle lastre

i tre giorni del condor sulle lastre

Joubert ha appena ricevuto un plico contenente un solo foglio su cui è scritto un giorno, un’ora, una via, un numero, una città e un nome.

Joubert ripone nelll’astuccio di legno i colori con i quali ha appena finito di tingere di blu la giacca da ufficiale di un soldatino di piombo della Guerra di Secessione americana e passa a un altro astuccio – sempre di legno -contenente un fucile di precisione realizzato da un capace armaiolo belga, non molto loquace, ma un genio nel suo settore.
La scatola è piccola, il fucile leggerissimo, il silenziatore efficace, la mira di Joubert infallibile.
Nome in codice francese, ma c’è chi nei servizi di mezzo mondo sostiene che la sua freddezza derivi dall’essere originario di qualche paesino della Svezia.
Per i vicini risulta essere un colto scrittore appassionato di tutte le forme dell’arte e della conoscenza, raffinato lettore e conversatore, ma che non parla di se, per quel tanto che serve a non destare la curiosità tipica di un qualunque piccolo paese o cittadina, se non per qualche assenza di studio (che può durare qualche giorno o qualche mese) dove un’anziano postino in pensione, provvede a portare i croccantini al suo amato gatto Lebel.

Joubert è il nome in codice per i servizi di mezzo mondo, nessuno ha mai saputo la sua vera identità, o quale, fra le centinaia di passaporti che detinene, sia il nome giusto, ammesso sia disposto a giocare con la burocrazia di qualche paese distratto.

In questi giorni ha visitato il Museo Civico e il Santa Maria, ma più che altro passeggia e osserva, chissà quale sarà il motivo della sua visita in città.

Questa voce è stata pubblicata in Arte e curtura, Cinema, Federica, Fotografie 2024, libri e contrassegnata con , , , , , , , , . Contrassegna il permalink.

Lascia un commento