Il pavone e gli agnelli dell’Orto de’ Pecci

Dalla piazza principale di una città dell’emisfero occidentale, non sarà facile avvertire in sottofondo il belato di una pecora al posto di tubi di scarico, caldaie murali, macchine razzanti, gente frenetica e giri di pizzaioli ciclisti a fare le consegne.

Se è per questo non è usuale neanche mettere la terra in piazza e farne una pista per cavalli un paio di volte l’anno, per alcuni giorni, mentre il belato delle pecore che divorano la potatura degli ulivi, si sente tutto l’anno (inverno compreso perchè hanno ottimi cappottini di lana).
Il pavone invece è incorruttibile, non accenna a formare la ruota neanche sotto promessa di una balla di granturco o di grano delle Crete, bachini da pesca o frittelle bollenti fatte in piazza.
Si sente un po’ soubrette, come quelle signore che scendevano le scale dei teatri di rivista stile Wanda Osiris che si ricopriva le vesti delle sue penne.

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