Il furto delle piante da immunoterapia oncologica

Policlinico Santa Maria alle Scotte di Siena, Immunologia Oncologica: il mese scorso, il personale del reparto decide di rendere più accogliente e ravvivare il corridoio, creando un’alternanza fra piante e poltroncine dove tante persone attendono il proprio turno fra i vari ambulatori.

Una bella iniziativa che si aggiunge alla mostra di autori contemporanei esposti a rotazione nella sala d’aspetto.
Gli addetti dimostrano anche con questi piccoli accorgimenti tutta la loro sensibilità nei confronti di chi viene ad aver bisogno di un reparto così delicato.
Sennonchè qualche oltraggioso farabutto ha rubato tutte le piante e i valorosi addetti di Immunologia le hanno sostituite con fiori di plastica dove ad ogni vaso hanno affisso un cartello che recita: ” Le piante che avevamo messo qui per cercare di dare un minimo decoro, sono state ancora una volta rubate.  Questo messaggio è per chi le ha rubate: prenda anche la terra visto che non le ripianteremo e se entra anche in reparto le diamo anche il concime e…………”

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5 risposte a Il furto delle piante da immunoterapia oncologica

  1. Rocco ha detto:

    conoscevo la giovane donna che si occupava di alcune di queste iniziative, Grazia Galati. Abitava vicino a me ed è venuta a mancare proprio questa notte. 5 anni di sofferenze e lotte, minata da un male che le aveva tolto la possibilità di godere anche di minime gioie; anni, mesi giorni, su un’unica strada: casa-ospedale, e però si affannava per fare qualcosa per quell’ambiente che ormai, malgrado tutto, era diventato così familiare. Certi gesti meschini non potranno mai offendere l’esemplare dignità di persone come Grazia. Certe azioni fanno orrore; rubare una pianta, anche da un balcone, è un gesto di una viltà e maleducazione inqualificabili. Ma rubarle – e ripetutamente – da un posto come un reparto per malati oncologici, dove potevano magari distrarre, anche solo per qualche secondo dalle tribolazioni che si stanno affrontando, è qualcosa che solo forme di aberrante disumanità posso compiere. Mi dispiace, non riesco a provare pena per queste persone, ho verso di loro solo l’odio più sordo e profondo.

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  2. Andrea Pagliantini ha detto:

    Ciao Rocco, ti rispondo asciugandomi le lacrime e non me ne vergogno, per la storia di Grazia, per come ha combattuto, per quella dote che aveva nel nome riempiendo di fiori un reparto duro e difficile, che qualche animo osceno ha ripetutamente rubato.
    Non si può recidere un fiore da un giardino, da un orto, da un vaso in un balcone, figuriamoci che pozzo nero d’animo si può avere nel toglierlo da quel contesto.
    Non provo odio, perchè mi riesce difficile, ma rabbia e tristezza ne ho a dismisura.

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    • Rocco ha detto:

      Grazie Andrea, la disumanità ha pieghe così scure che non c’e luce che possa aiutare a tentarne una comprensione. È vero, l’odio non serve ma, anche per la concomitanza degli eventi, non posso vergognarmi dall’averlo provato. Grazia non l’avrebbe fatto. Consapevole della preziosità di ogni attimo di vita, non gli avrebbe regalato nemmeno un secondo del poco tempo che le restava. Probabilmente sarebbe già andata a rimettere delle altre piante, sognando di qualche altra mostra e di qualche altro buffet da organizzare in reparto.

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  3. Andrea Pagliantini ha detto:

    Rendiamioci conto della delicatezza d’animo che stava dietro questa bella portatrice di fiori e piantiamone ovunque, per lei, per arginare l’assenza di luce, di umanità… fiori da opporre sempre a qualsiasi farabutto.

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