La strada dei castelli del Chianti

Chi ha il dono di una mente visiva unita all’uso del pennello, crea una carta dei castelli del Chianti come il maestro Olmastroni, mentre chi non ha la dote dell’uso del colore, usa il tempo, mette in moto i piedi e la meccanica per fissare ciò che il lavoro nei secoli e la seria funzionalità dell’architettura in agricoltura ha creato sulle colline, a dominio e funzionalità economica dei campi.
C’è anche da dire che l’elogio e la mitizzazione della civiltà contadina è fatta da chi parla di qualcosa che non ha provato e non conosce: le vessazioni, le fessure nei vetri, la rottura del ghiaccio nella bacinella dell’acqua per bagnarsi gli occhi la mattina, il freddo, il caldo, le ore infantili nei campi o con pecore e maiali, sarebbero ancora attuali se non fossero più ebbre di ipocrisia che di sostanza.
Gli elogi della vita contadina riempiono l’apparato vocale di una pseudo cultura disonesta che si vuole spacciare. Spesso i veri colpevoli di aver svilito un territorio nella sua anima rurale e nelle sue case coloniche più belle, per creare finte Disneyland per americani o russi, ecc. sono i pelati di idee che arieggiano tonnellate di vanvera.
Di fatto, al netto di questi palloni gonfiati, la bellezza dei castelli del Chianti è qui per chi non li ascolta,  ha voglia di sognare, camminare, parlare, vedere di persona quanto sono grossi e sporgenti i sassi dal terreno.

Questa voce è stata pubblicata in Arte e curtura, Chianti Storico, Federica, Fotografie 2017, La porta di Vertine, persone e contrassegnata con , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , . Contrassegna il permalink.

Una risposta a La strada dei castelli del Chianti

  1. Lorenzo ha detto:

    Concordo per forza di cose sui deficenti dalle idee pelate che sbrodolano parole sulla vita contadina che non sanno neanche per sbaglio che cosa sia.
    Un altro articolo corrosivo che fa riflettere su quello siamo e stiamo diventando nel Chianti….

    "Mi piace"

Lascia un commento